Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Simona Binni per scoprire qualcosa in più su Ariel, la nuova collana che curerà per Tunué che avrà il non facile compito di raccontare il mondo femminile. Ecco come sarà
Incontrare un’autrice come Simona Binni è – oltre che un piacere – anche una fortuna. Perché parlare con lei è davvero facile: si percepisce l’amore per il proprio lavoro in ogni parola, in ogni sguardo. Dopo aver pubblicato ben quattro graphic novel e un racconto all’interno dell’antologia Stagioni, Tunué le offre l’opportunità di curare Ariel, una nuova collana che avrà il compito – decisamente non facile -di creare uno spazio dove mettere in comune un sentire declinato al femminile.
Eppure noi siamo sicuri che ce la farà. Perché ci sta mettendo tutta sé stessa, così come la redazione di Tunué, che le sta dando il supporto necessario per realizzare un progetto di cui c’è bisogno. Perché non ci sarà retorica, le donne di Ariel non saranno ghettizzate in un mondo ovattato che non esiste: saranno assolutamente reali e per questo straordinariamente forti.
Questa è la nostra chiacchierata con Simona Binni, che ringraziamo ancora per la disponibilità e la schiettezza con cui ha risposto alle nostre domande:
Simona Binni, nata a Roma, nel 1975, si laurea in Psicologia dell’Età Evolutiva. Frequenta la Scuola Romana di fumetto. Dal 2014 pubblica per Tunué Amina e il vulcano (con il quale ha vinto nel 2015 il premo Romics miglior opera prima); Dammi la mano (2015); Silverwood Lake (2016); La memoria delle tartarughe marine (2017); Stagioni. Quattro storie e mezzo per Emergency (2017).