Il nuovo cartoon dedicato a Spider-Man è semplicemente spettacolare. Una tecnica di animazione unica e uno stile di racconto innovativo, trasportano lo spettatore tra le pagine di un fumetto incredibile
Quando, alla fine di Venom, dopo aver atteso quella mezza giornata abbondante che arrivi la seconda scena post-credits, improvvisamente compare la scritta “Nel frattempo, in un altro universo…”, in apertura di alcune immagini animate, la prima considerazione, con lo stesso entusiasmo di un carnivoro che è stato invitato a cena da un gruppo di vegani, è: «Evviva… il centoventesimo reboot dell’Uomo Ragno…ed è pure un cartone…». Poi, però, nell’arco di quei pochi minuti che mostrano un’anticipazione di Spider-Man: un nuovo universo, film d’animazione diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, nelle sale italiane a partire dal giorno di Natale, ti accorgi che stai assistendo a una sorta di “fumetto live”, tanto fresco nella realizzazione quanto intrigante nei contenuti.
In una New York innevata (che fa sempre tantoatmosfera), vediamo Miles Morales, l’alternativo Spider-Man ragazzino, che sta facendo visita alla tomba di Peter Parker, l’Uomo Ragno originale. Ma qualcuno lo tocca sulla spalla e Miles, impaurito, senza volerlo, lo tramortisce con una scarica (la venom blast, uno dei poteri esclusivi del giovane). Solo che la persona svenuta a terra è…Peter Parker! Un po’ più vecchio e malconcio, certo, ma è pur sempre lui.
Nel giro di pochi minuti, lo scetticismo iniziale lascia spazio a una moderata e piacevole curiosità. Ma chi prendo in giro? In realtà mi è venuta immediatamente una gran voglia di vedere questo film d’animazione che azzera ed espande, aprendo infinite possibilità, la gestione da parte della Sony del personaggio di Spider-Man. Se, dopo il recente “prestito”, frutto dell’accordo raggiunto nel 2015, qualcuno pensava che Disney-Marvel fosse sul punto di riappropriarsi definitivamente dei diritti sull’amichevole ragno di quartiere, stava evidentemente facendo male i suoi conti. Il successo ottenuto al botteghino da (un pur non esaltante) Venom, ha probabilmente allontanato di molto questa possibilità. E Spider-Man: un nuovo universo ne è un’indiretta conferma. Con la scusa di portarci mio nipote, quindi, non aspetto neanche Natale e mi precipito all’anteprima italiana del 16 dicembre.
In questa nuova realtà del multiverso ragnesco, la storia comincia con un Peter Parker sprizzante vitalità da tutti i pori, nel pieno della sua “carriera” da supereroe. Poi c’è Miles Morales, un teenager con un grande potenziale che, per questo, si ritrova a frequentare una scuola elitaria, anche se vorrebbe tanto tornare dai vecchi compagni di classe, nel suo quartiere. Miles è anche un disegnatore,un graffitaro piuttosto bravo. E proprio durante una scorribanda serale insieme al suo adorato zio, ecco che la storia si ripete. Il ragazzino viene morso da un ragno radioattivo et voilà: abbiamo un nuovo Spider-Man. A fargli da mentore, suo malgrado, non sarà l’eroe che tutti conosciamo ma un Peter Parker – Peter B. Parker, per la precisione – proveniente da un altro universo, invecchiato, imbolsito, fuori forma e depresso perché la sua storia con Mary Jane, nella sua realtà, è finita da un pezzo. E i dialoghi fra lui e Miles Morales rappresentano uno degli aspetti più divertenti dell’intero film. Con queste premesse, immaginate come possa sentirsi il povero Miles quando si ritrova a fronteggiare i cattivi.
In Spider-Man: un nuovo universo, troviamo l’intera filiera: nuove versioni di Goblin, Doctor Octopus, Scorpion e – soprattutto – un gigantesco Kingpin che fa costruire un dispositivo capace di aprire pericolosissimi squarci nel multiverso. Da questi varchi, catapultati da molteplici realtà, accorrono a dare manforte ai nostri eroi degli altri super-ragni: Gwen Stacy/Spider-Woman, caratterizzazione della supereroinamoderna e personaggio chiave della storia; lo Spider-Man Noir (la cui voce, nella versione originale, è quella di Nicolas Cage) proveniente dagli anni Trenta; l’anime Penny Parker col suo robot; e persino la parodia maialesca Spider-Ham/Peter Porker.
Il film è apprezzabile su più livelli. Dal punto di vista narrativo, è classico – fatto di cliché, come la consueta battaglia fra buoni e cattivi e la lotta interio re di Miles Morales che, per salvare il suo universo e quello dei suoi amici, dovrà acquisire fiducia nelle proprie capacità e la consapevolezza di poter diventare un eroe – ma anche molto innovativo, grazie al mix di riferimenti alle varie incarnazioni di Spider-Man e ad alcune sorprese che persino i più accaniti lettori dell’amichevole ragno di quartiere non si aspetterebbero. Poi c’è lo stile grafico: un’esplosione di colori, a tratti psichedelica, riferimenti alla pop art (questa non è mia, l’avevo letta da qualche parte) e quella sorta di “fumetto live” (di questa me ne assumo piena responsabilità, invece) con didascalie e nuvolette che, nel bel mezzo dell’azione, aggiungono al cartone quelle informazioni extra, tipiche dei comics (particolarmente divertente quella a corredo dell’entrata in scena di Scorpion). Per non parlare del fatto che ogni personaggio della squadra è disegnato con un diverso stile di animazione. E infine la colonna sonora hip-hop, jazz e R&B, molto corrispondente allo stile street del nostro giovane graffitaro.
Il messaggio che Spider-Man: un nuovo universo vuole veicolare è – ça va sans dire – quello di sempre: chiunque, nel suo piccolo, può diventare uno Spider-Man, inteso come supereroe, se ci crede fino in fondo ed è spinto da grandi motivazioni. Ma, rispetto ai tanti altri film di genere supereroistico, questa produzione Sony-Marvel lo fa in maniera ambiziosa e stilisticamente originale, allargando l’universo ragnesco a membri di età, sesso e razze diverse. Tutti così diversi ma perfettamente combinabili e complementari.
E se questo non vi sembra già un buon motivo per andare a vederlo, allora pensateche nella squadra c’è persino un maiale-ragno. Vi assicuro che non avrete più alcun dubbio.
Gianluca Caporlingua
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1 Comment
Giuseppe Saffioti
(19 Dicembre 2018 - 21:03)se questa la vogliamo chiamare recensione… boh, mi dispiace dirlo, ma, anche se si nota che il film ha fatto centro, per avere una buona recensione bisogna sopperire alle proprie divagazioni da fan, e in questo articolo tale accortezza è stata del tutto dimenticata, per il resto, buona serata