Il tradimento di Hollywood/Hulk Hogan, il suo passaggio tra i “cattivi” del New World Order e un “match del secolo” contro Roddy Piper che non contava assolutamente niente: bentornati nel grande wrestling del 1996!
Prima di Wrestlemania c’era Starrcade, il primo grande supershow annuale del wrestling. E prima della World Wrestling Federation e la World Championship Wrestling c’era la National Wrestling Alliance, l’organo di governo delle varie federazioni territoriali esistenti negli Stati Uniti prima dell’espansione nazionale (e poi internazionale) di fine anni Ottanta e degli anni Novanta della WWF (oggi WWE) e della WCW.
Starrcade può essere considerato, a tutti gli effetti, il precursore di Wrestlemania. Di fatto, così come accade oggi per il pay-per-view della WWE, anche a Starrcade culminavano le rivalità e le storyline dei precedenti dodici mesi. Una sorta di “finale di coppa” con cui si chiudeva una “stagione” di sport-intrattenimento e se ne apriva una completamente nuova.
In genere, per “pompare” un grande evento di wrestling ma anche incontri di boxe o card di arti marziali miste, in America si tende a esagerare. E i messaggi che vengono veicolati sono sempre definitivi: “il più grande incontro di sempre”, “un match storico”, “uno scontro epico”, ecc. ecc. L’obiettivo è ovviamente quello di trasmettere al pubblico la sensazione dell’appuntamento da non perdere, in modo che gli spettatori aprano il portafogli e corrano ad acquistare un biglietto o a ordinare il pay-per-view in televisione.
Nel mese di dicembre del 1996, per pubblicizzare il main event di Starrcade, quindi, la WCW scelse la definizione – obiettivamente improbabile, come vedremo a breve – di “match del secolo”. A dire il vero, quell’anno aveva rappresentato uno storico spartiacque nel mondo del wrestling. Il clamoroso tradimento di “Hollywood” Hulk Hogan, avvenuto a luglio a Bash at the Beach, e il suo passaggio fra le fila dei “cattivi”, con la fondazione del New World Order insieme ad altri due ex WWF, gli “invasori” Kevin Nash (Diesel in WWF) e Scott Hall (Razor Ramon), si sarebbe rivelato il seme di una nuova epoca. Il progressivo passaggio di fine anni Novanta dalla gimmick era – quella del wrestling cartoonesco, basato sulla netta caratterizzazione dei personaggi interpretati dai lottatori, con l’eterna contrapposizione fra i “buoni”, beniamini del pubblico, e i “cattivi”, che rappresentavano ciò che bisognava odiare – alla più matura attitude era, che avrebbe portato l’intero business a nuovi grandi successi, proponendo contenuti più adatti ad un pubblico adulto e spostando il favore e le attenzioni dei fan verso personaggi controversi, non politicamente corretti e non facilmente catalogabili in nessuna delle due categorie comunemente conosciute ed accettate fino a quel momento.
Ma definire l’incontro fra il campione WCW Hulk Hogan e lo sfidante “Rowdy” Roddy Piper “il match del secolo” era troppo anche nel 1996. Andiamo, su… stiamo parlando di due wrestler che erano già stati protagonisti indiscussi, su opposte barricate, del wrestling americano. Ma un decennio prima, quando erano ancora fisicamente al top! Riproporre la rivalità quando entrambi avevano superato i quaranta già da qualche anno, e Piper aveva anche subìto un importante intervento chirurgico di sostituzione dell’anca, forse era un po’ azzardato anche per una federazione che con la storyline del NWO aveva dimostrato, invece, di essere molto più innovativa dei propri concorrenti.
L’idea dietro a questo match, però, non era del tutto assurda come potrebbe sembrare da una lettura superficiale. Il New World Order, di cui Hogan era il leader, era passato dall’essere un gruppetto di tre (importanti) traditori a diventare progressivamente un brand capace di inglobare nelle proprie fila un bel pezzo del roster della federazione e di competere – come entità a se stante e dall’interno – con la stessa WCW. E per contrastare l’espansione del NWO, che andava ben oltre i risultati sul ring ed era sempre più evidente nelle preferenze del pubblico (basti pensare a quanti spettatori indossavano le magliette con il loro logo ad ogni show), alla WCW serviva un grosso personaggio. Qualcuno facilmente riconoscibile da più generazioni e che in tivù risultasse credibile e interessante. A cospetto della squadra di Hogan, la WCW sembrava un gruppo di sfigati ma Piper non era uno “allineato” e, pur supportandone la causa, agli occhi del pubblico non era quindi assimilabile alla debole immagine attuale della federazione.
Insomma, ai dirigenti Roddy Piper sembrava l’uomo giusto al momento giusto. Pertanto, le strade di due delle più grandi icone del recente passato s’incrociarono nuovamente.
Oggi sono esattamente ventitré anni da quando si disputò “il match del secolo”: il 29 dicembre del 1996, a Nashville nel Tennessee, che in America è da sempre sinonimo di musica e wrestling, gli occhi dei fan erano tutti per Hogan vs Piper. Poco importava che i due lottatori non fossero più proprio “di primo pelo” e la loro abilità sul ring si fosse ormai sensibilmente ridotta. Il carisma di entrambi riusciva ampiamente a compensare.
Grazie al NWO, da qualche tempo, i “cattivi” erano diventati molto cool. E il pubblico nell’arena, infatti, era diviso e molto rumoroso: da una parte i tradizionalisti, delusi da Hogan, e dall’altra una grossa fetta di fan, perlopiù giovani e giovanissimi, a cui invece piaceva molto il nuovo stile dell’Hulkster. I primi – ovviamente – avevano individuato in Roddy Piper il proprio “salvatore”, il che risulta abbastanza ironico, considerato che circa dieci anni prima, in occasione della prima edizione Wrestlemania, i due si erano affrontati con ruoli diametralmente opposti a quelli attuali.
Tecnicamente – ribadiamolo – non fu un gran bello spettacolo. Gli scambi fra i due erano lenti e spesso imprecisi e, per questo, la tendenza era quella di “buttarla in caciara” (Piper che colpisce Hogan con la sua cintura, le interferenze di Ted DiBiase e TheGiant a favore di quest’ultimo). Quando il match, grazie alle varie scorrettezze a favore di Hogan, sembrava destinato ad una conclusione scontata, però, Piper sorprese tutti e, raccogliendo le ultime energie rimastegli, riuscì ad applicare la sleeper sull’avversario mandandolo nel mondo dei sogni e ottenendo così la vittoria finale. La folla andò in visibilio: nuovo campione del mondo…no, aspetta…l’incontro non era valido per il titolo…
Cioè, in conclusione: “il match del secolo” pubblicizzato come la cosa più grossa mai vista – e state certi che l’ufficio marketing della WCW vi aveva riversato ingenti risorse ed energia – venne programmato e disputato e passò alla storia come un appuntamento senza alcuna importante conseguenza. Nato e morto lì, insomma: abbiamo scherzato. Tanto che la sera dopo, a Monday Night Nitro, Hulk e i suoi arrivarono al punto di “dimenticare” del tutto l’esito del main event di Starrcade.
Nonostante il risultato sotto le aspettative del pay-per-view, comunque, ricordate che siamo nel pieno della “Guerra del lunedì sera” degli ascolti televisivi fra la WWF e la WCW. E quest’ultima stava acquisendo un vantaggio che qualche scelta creativa più debole qua e là non avrebbe comunque scalfito: la federazione di Atlanta avrebbe saldamente mantenuto il comando per tutto il 1997. L’autore di un tale capolavoro fu, senza dubbio, il produttore esecutivo Eric Bischoff, capace di creare una formula in grado di dare nuova linfa a vecchie star, ricollocandole in un contesto completamente nuovo che, proprio a partire dal NWO, avrebbe rivoluzionato, da lì a poco, l’intero mondo del wrestling, concorrenza inclusa.