Survivor Series – Il meglio degli “Elimination Match” (terza parte)

Continua il nostro viaggio all’interno di una delle competizioni più amate nel mondo del wrestling: le Survivor Series!

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Off topic: addio a Pat Patterson

Prima di continuare il nostro viaggio nei più bei match a eliminazione delle Survivor Series, facciamo una piccola sosta per dare il giusto tributo all’Hall of Famer Pat Patterson che è scomparso lo scorso 2 dicembre all’età di 79 anni. Da lottatore attivo, nel 1979 il canadese divenne il primo campione intercontinentale della storia della WWE. Poi, appesi gli stivaletti da wrestler al chiodo, si dedicò al lavoro dietro le quinte per cui è anche riconosciuto come l’inventore del format del Royal Rumble match.

Dopo il lancio del WWE Network, Patterson fece parte del cast di Legend’s House, un reality show durante il quale, rompendo un tabù del mondo del wrestling e dello sport in generale, rese pubblica la propria omosessualità.

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Riposa in pace, Pat.


1280x720-GiaThe Powers of Pain, The British Bulldogs, The Rockers, The Young Stallions & The Hart Foundation vs. Demolition, The Bolsheviks, The Conquistadors, The Brain Busters and The Fabulous Rougeaus (1988)

Nella storia delle Survivor Series non si sono affrontate solo squadre di wrestler individuali. A volte, infatti, sono venute alle mani anche compagini formate da più coppie. Per esempio, nel 1988, per il secondo anno di fila, oltre ai match cinque contro cinque, se ne disputò uno dieci contro dieci! La regola era semplice: ogni volta che uno dei componenti di una coppia veniva eliminato, anche il suo partner era costretto a lasciare la contesa.

Il ring fu letteralmente circondato da dieci fra i migliori tag team della federazione. Scorrendo i nomi, troviamo più di una futura leggenda. La squadra dei “buoni” poteva contare su una grande varietà di taglie e stili di lotta: dagli atletici Shawn Michaels, Marty Jannetty o Bret Hart ai potentissimi Davey Boy Smith, Jim Neidhart o Warlord. Quella dei “cattivi”, invece, era capitanata dai campioni di coppia Demolition che univano le forze, fra gli altri, con i nuovi arrivati Tully Blanchard e Arn Anderson. Oltre all’azione che lottatori così diversi fra loro riuscirono a garantire per ben quarantadue minuti, l’incontro viene ricordato ancora oggi per il tradimento del manager Mr. Fuji ai danni dei suoi assistiti Demolition che generò uno spettacolare double-turn, cioè un doppio cambio di schieramento: i campioni di coppia, vittime del raggiro del perfido Fuji, a partire da quella sera sarebbero entrati nelle grazie del pubblico, mentre i Powers of Pain, che proprio in virtù del voltafaccia del manager dei rivali vinsero l’incontro, sarebbero passati fra i “cattivi” della federazione.

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Team Austin vs. Team Bischoff (2003)

A poco più di un anno dal fallimento della World Championship Wrestling e l’acquisto dei suoi asset, Vince McMahon aprì le porte della sua WWE all’arci-nemico dei tempi della “guerra del lunedì sera”, l’ex presidente della WCW Eric Bischoff, assunto con il ruolo on screen di General Manager di Raw.

Qualche tempo dopo, però, dato che le cose nello show non andavano per il verso che McMahon aveva immaginato, a Bischoff venne affiancato un co-General Manager che rispondeva al nome di “Stone Cold” Steve Austin. E sfido chiunque a provare a dissentire se la persona con cui ci si deve confrontare per prendere una decisione è il “serpente a sonagli” texano!

La coesistenza di un dirigente sgamato e vendicativo e di un lottatore casinaro e spacca-culi alla guida del principale programma televisivo della federazione si rivelò sin da subito impossibile. E i due entrarono in rotta di collisione (metaforicamente parlando, considerato che l’ex capo della WCW non era proprio un tipo coraggioso) così tante volte che alla fine Raw divenne un posto non abbastanza grande per tutti e due.

Come nei migliori film western, pertanto, si decise che ci sarebbe stato un duello (o qualcosa di simile) e che lo sconfitto avrebbe dovuto lasciare per sempre il suo ruolo di co-General Manager. Invece di darsi appuntamento al tramonto nella piazza del paese, però, sia Stone Cold che il buon Eric assemblarono una squadra per farla competere in un match a eliminazione alle Survivor Series del 2003.

Il Team Bischoff, di cui facevano parte Chris Jericho, Christian, Mark Henry, Randy Orton e Scott Steiner, si contrappose al Team Austin di Shawn Michaels, Booker T, i Dudley Boyz e Rob Van Dam, mentre i due capitani sostenevano i propri ragazzi da bordo ring. Esattamente come avrebbe fatto due anni dopo, Shawn Michaels si ritrovò a dover rimontare uno svantaggio numerico finale di uno (lui, rimasto solo dopo che i suoi compagni erano stati tutti eliminati) contro tre avversari. Coperto da una maschera di sangue, l’Heartbreak Kid riuscì a superare Christian e Chris Jericho, soccombendo purtroppo a Randy Orton, coadiuvato dalla scorretta interferenza di Batista.

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Bischoff aveva così mantenuto il proprio posto di lavoro, mentre Austin avrebbe dovuto fare le valigie. Quell’edizione del pay-per-view, però, ci lascia le immagini del gesto finale di Stone Cold che, nonostante la sconfitta, salì sul ring per mostrare tutto il suo rispetto e la sua gratitudine nei confronti di un esausto e mortificato show stopper che, solo per un pelo, non si era reso protagonista di un vero e proprio miracolo sportivo.

 

 

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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