Ovvero come una famiglia di schizoidi supereroi tenterà di salvare il mondo
La famiglia è un sistema e un sistema è un insieme di unità in reciproca interazione. Un’unità che funziona come una totalità che scaturisce dai rapporti d’interdipendenza tra gli elementi che la costituiscono. E chi sono in The Umbrella Academy questi elementi? Sono figli di nessuno, dati alla luce da altrettante madri nessuno, nel momento in cui Tom “Zuffa“ Gurney mise al tappeto il calamaro spaziale di Rigel X-9 con una gomitata atomica volante.
I neonati dati alla luce, saranno riuniti sotto la patria potestà di Sir Reginald Hargreeves, un alieno in incognito, che cercherà di rintracciarne il più possibile, trovandone sette.
Bao Publishing adotta nella sua di famiglia l’opera schizoide di Gerard Way, frontman dei My Chemical Romance e a quanto pare, ottimo fumettista. Autore di un’opera che si muove come un ascensore impazzito tra le onde cerebrali del lettore.
The Umbrella Academy, è una delle tante intuizioni geniali della Dark Horse Comics, editore da sempre attento alla qualità dei prodotti proposti (basti pensare a Sin City, 300, Hellboy… e la lista potrebbe continuare fino a domani!), che risale a quasi dieci anni fa e ora eccoci qui, a cercare le parole giuste per far comprendere cos’abbiamo appena visto. Sì, esatto. Visto. I disegni di Gabriel Bà sono talmente potenti (così come il colore affidato a Dave Stewart) da avere la forza di narrare la minaccia della fine del mondo senza null’altro aggiungere. Tuttavia, quando la combinazione tra storia e disegni è perfetta, la fatality è dietro l’angolo.
Suite dell’Apocalisse è il titolo del volume che raccoglie i primi sei numeri di The Umbrella Academy, uno shakeraggio di avvenimenti che ha come protagonisti dei fratelli d’adozione, dotati di poteri che il padre asservirà allo scopo di evitare la distruzione del mondo. Una missione che l’Academy porterà avanti anche dopo la morte di Sir Hargreeves.
Come Way stesso ci dice, le famiglie si ritrovano improvvisamente riunite o per i matrimoni o per i funerali. Trovarsi inaspettatamente costretti a stare insieme, dopo lo sforzo gigantesco di costruire la propria strada, un’identità lontana dal nido, non è quasi mai piacevole. Le famiglie sono quanto di bello c’è in una telefonata per Natale, non in una riunione forzata, dove dobbiamo dare l’impressione di volerci bene a ogni costo. Dare giustificazioni, rispondere a domande che dentro di noi evitiamo come la peste, eternamente messi a confronto con i successi e i disastri degli altri, è davvero crudele.
Spaceboy, Kraken, Voce, Medium, Numero 5, Horror e Vanya sono i supereroi cresciuti con lo scopo di evitare la distruzione, i fratelli intorno a una bara che si rinfacciano le rispettive esistenze, talmente spietati tra di loro da far accadere l’irreparabile.
Parecchi anni dopo loro prima missione sono chiamati a respingere una nuova minaccia, un’arma di distruzione di massa come non se n’erano viste prima. L’inizio è potente e semina indizi sul carattere disturbato di ognuno, nessuno escluso. Le storie personali dei sette, sono condensate in poche pagine, ma rendono perfettamente la portata psicologica, il vissuto e il presente di ciascuno in maniera esaustiva e accattivante. Riusciamo a capire chi abbiamo di fronte, e c’è concessa solo qualche piccola pausa in questo viaggio impazzito, ogni volta che Way intramezza con “la città”.
Giusto il tempo di recuperare fiato e si ricomincia.
Gerard Way è cresciuto leggendo fumetti, non ci sono dubbi. Ci sono gli elementi portanti del comic book supereroistico rimaneggiati con intelligenza e ritmo. È di un classico fumetto che stiamo parlando, ma al contempo di un lavoro davvero unico. Un’opera d’esordio (ai tempi) che fece conquistare al suo autore uno spazio che non ha più abbandonato. Ci sono il pop distorto e l’eccitazione all’inizio di un viaggio, la demolizione dei canoni classici del fumetto, ma al solo scopo di ricomporli.
C’è il tempo di affezionarsi a Pogo per quanto ci riguarda, lo scimpanzé assistente di Sir Reginald e una gran voglia di leggere il seguito. Dovremo aspettare il 2018 con la distribuzione della seconda miniserie, Dallas. La terza serie è tuttora inedita negli Stati Uniti e Bao Publishing ci ha promesso l’uscita in contemporanea. Il prossimo sarà certamente l’anno di quest’opera, che sarà tradotta in una serie TV: Netflix infatti ha messo le mani sui diritti e ha annunciato 10 episodi per il 2018. La curiosità è a mille e le attese altissime.
Un must have che vanta la prefazione di Grant Morrison ammaliato da quest’opera e suo grande sostenitore. Se non gli date una possibilità, vi meritate di non essere salvati dalla fine del mondo.
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