Mai come questa volta possiamo dire che stiamo per salire a bordo di una… macchina del tempo! Prendete il vostro gettone e avvicinatevi pure, stiamo per tornare nel 1991, anno in cui ha debuttato Time Traveler della Hologram, il primo videogioco olografico della storia degli arcade
I film e le serie televisive degli anni 70 e degli anni 80 ci hanno abituato a fantasticare sugli ologrammi.
Basti ricordare (per rimanere in tema Star Wars) il filmato riprodotto da R2D2 dove appare la principessa Leia che pronuncia la famosa frase “Aiutami Obi Wan Kenobi, sei la mia unica speranza”, oppure la scacchiera del Millennium Falcon dove giocano Chewbacca e C3-PO, o il telefilm Automan, dove l’informatico della polizia, Walter Nebicher, programma un ologramma senziente in grado di poterlo aiutare a combattere la criminalità (quello che correva con la Lamborghini nera con i bordini azzurri luminescenti, ricordate?).
Insomma una tecnologia vista solo al cinema o in televisione fino a quando qualcuno non pensò di sviluppare un videogioco che sfruttasse questo tipo di tecnologia futuristica e quel qualcuno ha un nome, Rick Dyer.
Non mi aspetto che il nome appena citato risvegli in voi chissà che ricordi, ma se siete appassionati di videogiochi su laserdisc probabilmente avrete capito di chi sto parlando. Rick Dyer è stata la persona che ha voluto realizzare, insieme a Don Bluth, il videogioco su laserdisc più famoso di sempre, Dragon’s Lair (e se volete approfondire l’argomento potete recuperarlo qui).
Ad ogni modo, Rick è sempre stato uno molto avanti, un innovatore. Pensate che Dragon’s Lair venne definito da lui “un incidente di percorso, un imprevisto”, insomma un pioniere della tecnologia, ma soprattutto di quella applicata all’intrattenimento.
Per farvi capire quanto fosse geniale, negli anni 80 crea una linea di macchinari da palestra con incorporata una sorta di IA parlante che facesse da personal trainer (ditemi se non era avanti?).
Insomma sin da bambino sogna di creare un nuovo modo di intrattenere, e finalmente trova l’ispirazione giusta per dar vita al suo innovativo progetto.
Dopo aver visto ad una fiera di tecnologia un macchinario che ricreava l’ologramma di una ballerina di danza classica su un palco, pensò che fosse arrivato il momento giusto per realizzare uno dei suoi sogni.
Contattò il designer del macchinario e strinse un accordo per poter usare quella tecnologia applicata al suo nuovo progetto videoludico, fondò così la Hologram.
Nasce Time Traveler
Il videogioco sfruttava una tecnologia che Rick conosceva bene, ovvero quella dei laserdisc, che venne combinata con quella vista in fiera.
Il principio non era così complesso, si riproduceva una immagine in movimento attraverso un televisore che avrebbe poi illuminato una parabola di specchi generando così un’immagine olografica tridimensionale, senza filtri tra il giocatore e l’immagine, insomma così reale da poterla quasi toccare.
Tuttavia, iniziano a presentarsi le prime problematiche, i costi di produzione di uno specchio curvo erano elevatissimi e incompatibili con le logiche di mercato. Fortunatamente in suo aiuto arriva una società che produceva le cupole degli abitacoli per aerei militari et voilà, problema risolto.
Questo nuovo progetto richiese diversi mesi di duro lavoro da parte di Rick ed il suo team per essere messo a punto, tra casting, riprese degli attori su green screen (già perché non vi avevo ancora detto che il gioco avrebbe avuto come protagonisti degli attori in carne e ossa, niente grafica in pixel art), la registrazione della colonna sonora, per non parlare degli effetti speciali.
Pensate che negli ultimi 10 mesi di lavorazione Rick organizzò turni di ventiquattro ore per ultimare il progetto, anche perché l’obiettivo era quello mostrare il videogioco alla ACME (American Coin Machine Exposition), che l’avrebbe così consacrato e reso ufficialmente degno di entrare sul mercato.
Una grossa società Giapponese sempre a caccia di prodotti innovativi, fiutò l’affare e volle entrare a far parte del progetto.
Fu così che Sega firmò un accordo per diventare partner della Hologram, in modo da potersi occupare della produzione e promozione del videogioco.
Nasce così Time Traveler, il primo videogioco olografico della storia degli arcade.
36 interpreti, 30 minuti di riprese, una colonna sonora originale e più di 1 milione di dollari di incasso a settimana per il periodo successivo alla data di uscita. Questi sono solo alcuni numeri riferiti al progetto ambizioso e innovativo di Rick Dyer e correva l’anno 1991.
Ma alla fine di che gioco si tratta? Qual è la trama? Ed è così figo come sembra?
Procediamo con ordine, il gioco di per sé ha la struttura dei quick time event, proprio come Dragon’s Lair, ovvero sarà necessario far eseguire una determinata mossa al protagonista del gioco per farlo avanzare nella missione e terminare la storia.
Voi interpreterete il cowboy Marshal Gram che, viaggiando nel tempo, dovrà attraversare 7 epoche differenti per poter sottrarre dalle perfide grinfie del malvagio Vulcor la principessa Kyi-la. In questa avventura ci troveremo a dover fronteggiare, cavalieri in armatura, indiani del selvaggio west, uomini delle caverne e persino donne delle caverne!
Un’interessante funzione all’interno del videogioco è affidata al Reversal Cube, un pulsante in grado di rimediare agli errori commessi nel gioco, riavvolgendo il tempo di quel tanto che basta per poter ripetere la sequenza in maniera corretta.
Naturalmente l’uso di questo pulsante andava centellinato, anche perché non se ne disponeva di un numero illimitato, inserendo i gettoni c’era la possibilità di avere un massimo di 6 “riavvolgimenti”.
Ed ora rispondiamo all’ultima domanda, ovvero “Time Traveler era così figo?”, la risposta è… Ni, sicuramente giocare ad un videogioco dove si ha l’impressione di poter addirittura acciuffare i protagonisti ha il suo fascino, non c’è dubbio, ma ahimè il gameplay non eccelleva per longevità, in quanto proprio come in Dragon’s Lair, una volta imparate le sequenze da eseguire diventava tutto più semplice e quindi noioso.
Poi l’arrivo nelle sale giochi di titoli come Street Fighter 2 o Mortal Kombat poco dopo, non aiutò a far restare Time Traveler sulla cresta dell’onda e nonostante fece guadagnare al Sega e Hologram diverse migliaia di dollari, non ebbe un seguito altrettanto florido come per i giochi laserdisc.
In un tentativo di rilancio la Sega provò a realizzare un altro titolo, questa volta un picchiaduro chiamato Holosseum, sfruttando la stessa tecnologia olografica (in realtà sfruttarono lo stesso cabinato di Time Traveler realizzando dei kit di conversione) ma non ebbe granché successo, credo che non sia mai neanche arrivato da noi in Italia. Insomma come si dice… è stato bello finché è durato.
La visione di Rick Dyer non fece presa sulle masse e può tranquillamente non essere considerata un successo ma sicuramente ha fatto parlare di sé per diverso tempo, il fatto che io sia qui a raccontarvi la sua storia ne è la prova.
Oggi in Italia è possibile trovare e provare una macchina arcade funzionante di Time Traveler presso lo showroom di Arcade Story, e lasciate che vi dica una cosa: vedere questo gioco nei video che si trovano in rete non gli rende per nulla giustizia, dal vivo è tutta un’altra cosa.
Anche questa volta siamo giunti alla fine di questo viaggio nel tempo, nella speranza di avervi fatto scoprire un altro arcade che non conoscevate o di cui non ricordavate la storia non mi rimane che dirvi… io, sono Mike! e nel caso voleste notizie o approfondimenti su qualche titolo arcade in particolare non esitate a scrivetemi nei commenti e cercherò di soddisfare la vostra curiosità in un prossimo articolo di Passione Arcade, alla prossima!