Todd McFarlane ha delle proposte per salvare il mondo dei comics dalle conseguenze post-Coronavirus: idee e riflessioni per far ripartire un mercato che potrebbe risentire parecchio della probabile crisi economica che verrà
Nelle ultime ore Todd McFarlane, uno dei fumettisti più importanti dell’epoca moderna e creatore di Spawn, ha rilasciato diverse interviste, a seguito della notizia ormai diffusa del suo Kickstarter per finanziare fumetti e toys. In una di queste, rilasciata alla rivista Forbes, il co-fondatore e direttore finanziario della Image Comics si è espresso in merito all’attuale situazione dell’industria del fumetto, sottolineando il bisogno di un intervento concreto. McFarlane ha detto:
«Dobbiamo fare qualcosa. Se dai modo ai clienti di cambiare abitudini, potrebbero non tornare più.»
La campagna Kickstarter fa parte di un progetto più grande, creato con lo scopo di entrare in contatto più diretto con clienti e lettori in questo periodo di pausa produttiva. McFarlane teme infatti le conseguenze di questo stallo della produzione e distriubuzione sull’indrustria del fumetto, dichiarando:
«Le persone saranno più prudenti nello spendere soldi? Magari decideranno di poter vivere senza fumetti per tre o quattro mesi, e che perciò non c’è bisogno di spendere soldi per comprarli? O magari qualcuno avrà soldi da spendere e vorrà comprare le novità, ma i negozi avranno chiuso?»
Il disegnatore ha poi aggiunto che l’industria dovrebbe lanciare un messaggio unico, che non confonda lettori e distributori, descrivendo il modo in cui prenderebbe in mano la situazione se le decisioni spettassero a lui:
«Come minimo, direi che, almeno per quanto riguarda le case più importanti, potremmo distribuire gratuitamente online 10 nuovi fumetti, scarcabili in formato digitale. Titoli importanti, quelli che le persone vogliono veramente leggere. Possiamo permettercelo. Non aiuterebbe i distributori, ma consentiremmo ai clienti di non perdere le loro abitudini geek, di avere la loro dose regolare di “nerditudine” dai fumetti, non essendo perciò costretti a spostarsi sullo streaming o i videogiochi… La gente si chiede “devono per forza essere gratis? Non potrebbero costare 0,99 centesimi?”, e la mia risposta è sì, devono essere gratis. Le cose ci sono andate bene. Possiamo permetterci di ricambiare. Poi, quando tutto questo sarà finito, potremmo organizzare 3 – 5 eventi e dare alle persone un motivo per recarsi di nuovo nei negozi. Magari coordinando i turni, in modo che ogni azienda abbia la stessa visibilità. Potremmo creare dei crossover tra aziende, per rendere le cose accattivanti. Forse l’industria andrà in diminuzione, dipende da quanto durerà questa situazione. Non si sa. Ma qualsiasi cosa ci aspetti sarà la nuova normalità, perciò dovremo adattarci e lavorare partendo da lì.»
Riguardo la preoccupazione dei distributori in merito ai fumetti pubblicati in versione digitale, che potrebbero non vendere più su carta, McFarlane ha detto:
«Non sono d’accordo. Non fare nulla non può essere una risposta. Se rimaniamo tutti immobili trattenendo il respiro, in che modo la situazione potrebbe migliorare? Se metto Spawn online in formato digitale gratis o con uno sconto per qualche mese, significa che i clienti non compreranno quel volume nei negozi? Forse no. Ma ai negozi direi, non preoccupatevi di vendere i numeri 307, 308, 309 che usciranno quando sarete chiusi e non potranno in ogni caso essere stampati. I fan torneranno comunque per il numero 310 quando riaprirete. Torneranno per Batman o per qualsiasi altra cosa stiano leggendo. Chi se ne frega dei numeri, è un fumetto che stai vendendo allo stesso prezzo. Chi se ne importa se la gente lo sta comprando in un formato diverso nel frattempo.»
In tutta questa situazione inoltre, McFarlane vede una sorta di lezione per l’industria del fumetto:
«Abbiamo solo un solo fornitore per stampare fumetti, e ha deciso per ragioni di sicurezza di sospendere l’attività. Visto che siamo tutti legati alla stessa persona, la decisione ha influenzato l’industria intera. Probabilmente era la decisione giusta, ma non è sano nel lungo periodo che una singola persona decida il destino dell’intera industria. Dovremmo riconsiderare il tutto quando usciremo da questa situazione e porci delle domande difficili su come proteggerci se questo dovesse accadere di nuovo.»
Fonte bleedingcool.com