In una recente intervista rilasciata a Newsarama, Todd McFarlane è entrato nel merito della scelta adottata da DC Comics, Marvel e IDW Publishing di lasciare il colosso della distribuzione americana Diamond
Todd McFarlane è una voce molto autorevole sul tema, in quanto co-fondatore e presidente della Image Comics, oltre ad essere un’icona nel mondo dei fumetti grazie alla creazione del celebre personaggio di Spawn. Le sue parole arrivano dopo l’abbandono della Diamond da parte di DC nel 2020 per passare al nuovo distributore Lunar. A ruota sono arrivate nel 2021 anche la Marvel, seguita a sua volta dalla IDW Publishing con accordi esclusivi con Penguin Random House Publisher Services.
Rotture di rapporti commerciali molto longevi, della durata di più di vent’anni. Ed è proprio su questo che Todd McFarlane si pone alcune domande e ci offre altrettanti spunti di riflessione.
«Vorrei che il mondo in cui viviamo fosse basato sulla lealtà, ma non posso dirlo – ha dichiarato nell’intervista a Newsarama – Quindi se qualcuno ti dice, ‘beh, in questo modo possiamo risparmiare il 4%’, è il 4% su una quantità enorme di denaro. Queste sono grandi aziende e prendono solamente decisioni di mercato…».
McFarlane prosegue poi sottolineando il dubbio che questi editori possano aver preso una decisione sbagliata a lungo termine. E come in ogni azienda, ogni CEO possa comunque sbagliare, portando come esempio tutte le grandi aziende che dal 1965 sono sparite dal mercato americano.
«Sono sicuro che le persone (che amministravano colossi ora falliti, n.d.r.) a quel tempo pensavano di essere scaltri e di aver preso tutte le decisioni giuste, ma non è sempre quello che succede. Quindi penso che (DC, Marvel, IDW, n.d.r.) stiano facendo ciò che pensano sia giusto oggi, ma la storia ci mostrerà cosa succederà dopo».
Possiamo riassumere i pensiero di McFarlane in un invito a non guardare alla distribuzione solo come uno strumento di mercato. Ma al contrario come un servizio per tutti i lettori, che meritano di leggere i loro eroi e le loro storie preferite attraverso un servizio che non viene scelto dall’editore solo perché più economico di un altro. Cosa ne pensate di questa riflessione che tocca il mercato americano ma che riflette una situazione esistente anche nel nostro paese? Aspettiamo i vostri commenti.