L’invincibile robot Trider G7, classe 1980, della famiglia Sunrise, è una serie mecha tutta da ridere. Dimentichiamoci i mali del mondo per un po’ e godiamoci le avventure del corriere robotico e del suo pilota Watta
Attenzione, attenzione! Il Trider sta per decollare, allontanatevi tutti dalla zona. Potrete tornare tra pochi secondi.
Ci sono partenze leggendarie nella tradizione dei Super Robots. Partenze elevate a mito, agganci meccanici entrati nella storia dell’animazione per la spettacolarità. Poi c’è la testa del Trider G7 che spunta serafica in un parco giochi. Quando Watta è pronto a entrare in azione, la pavimentazione si apre per far decollare il robot. Questa geniale stramberia la dice lunga sull’anime targato Sunrise del 1980.
Immaginate Bartolini che vi recapita pacchi provenienti da ogni dove e per farlo usa un robot alto 57 metri e, diciamo abbastanza robusto, il Trider si piazza sulle 777 tonnellate. Pensate sempre a Bartolini che all’occorrenza ci protegge dagli invasori spaziali. Ecco, ora vi siete fatti un’idea sul Trider G7.
Watta Takeo, dodici anni e camicia arrotolata sulle maniche, ha ereditato dal padre, morto due anni prima, la Takeo General Company, una società che si occupa di trasporti spaziali sull’orlo della bancarotta. Proprio per tale motivo, tutto fa brodo e non si rifiuta nessun lavoro. Per effettuare i trasporti, Watta utilizza un robot, il Trider G7, frutto del lavoro di Nabaron, uno scienziato salvato dal padre di Watta dal terribile regime dittatoriale, ovviamente robotico, del pianeta Gabal guidato dal megacomputer Sigma che ha messo gli occhi sulla Terra.
Le premesse ci sono tutte per il classico impianto di un anime dove il super robot guidato dall’eroe ha l’arduo compito di salvarci da distruzione sicura. Invece Trider G7 merita una menzione speciale perché rompe tutti gli schemi a noi noti e ci dona un anime scanzonato e spassosissimo che del robot ne fa un corriere, per puro caso impiegato nella salvezza del Pianeta ma, soprattutto, ci regala la quotidianità degli eroi tra scuola, amici e conti da far quadrare.
Se Watta merita una menzione speciale perché è il nostro piccolo eroe che sacrifica la sua spensieratezza per l’azienda di famiglia e tutti noi, il punto di forza dei 50 episodi che compongono l’anime, sono i coprotagonisti, tutti esilaranti e doppiati da noi con buffe voci per renderli ancora più divertenti. Tra tutti, il mio preferito, è il direttore esecutivo della Takeo General Company, Umemaru Kakikōji sempre molto preoccupato per il bilancio e giustamente in allerta quando il Trider consuma troppo carburante o si rompe qualche componente. Avete idea di quanto costino le riparazioni di un robot o fare il pieno di carburante? Sempre in sella alla sua bicicletta e pronto a gridare “Capo! Capo!” all’uscita di scuola, per avvertire Watta che qualche megarobot sta minacciando il Pianeta.
Lo Studio che aveva prodotto Gundam solo un anno prima, cambiando il mondo dell’animazione introducendo i real robot, con lungimiranza mise a disposizione nella sua scuderia diversi titoli che accantonavano il combattimento per dare spazio ad altre componenti narrative. Giro di boa dettato anche dal difficile decollo dell’universo di Gundam che fu definitivo solo nel 1981 con il lancio del primo film. Siamo in una fase interessante che gli appassionati non hanno mai sottovalutato e che costituisce un punto di svolta. Gli anime sui robot possono essere anche altro. Ecco allora da una parte Daitarn III e Trider G7, la linea comica necessaria come ci ha insegnato magistralmente Boris. Dall’altra Ideon e Baldios, probabilmente i più malinconici anime sui robot mai lanciati sul mercato.
Un finale che mantiene la linea decisa a monte, ci regala il capo dell’esercito gabaliano Zakuron riferire al megacomputer Sigma, per giustificare le continue disfatte, che il nostro Pianeta non è poi questo posto speciale che merita di essere conquistato per sfruttarne le risorse. Siamo uno spreco di energia e creature di bassissimo livello. Non so, a volte mi ritrovo a dar ragione a Zakuron.
Tuttavia la nostra certezza è che l’aquila di Trider, detto anche “attacco dell’uccello spaziale”, ci ha salvato ancora una volta dagli invasori.
Trider G7 è in grado di regalare momenti di puro divertimento, un’opera meravigliosamente riuscita che mette al primo posto il divertimento, portandoci però nel mondo reale dove Watta, così piccolo, deve farsi carico di una pesante eredità, un’azienda in crisi in cui la priorità è riuscire a pagare gli stipendi agli impiegati e lui è disposto a tutto per non lasciare nessuno indietro.
Trattate bene i corrieri, un giorno potrebbero salvarci la vita.
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