Triton, da noi meglio conosciuto come Toriton, porta la firma di Osamu Tezuka e successivamente quella di Yoshiyuki Tomino per la trasposizione animata. Tomino modificò Triton a tal punto da cambiarne il finale. La pubblicazione dell’opera all’interno della Osamushi Collection ci dà l’occasione di riaprire vecchie ferite intellettuali tra due mostri sacri
Umi no Triton condensa molti dei temi cari ad Osamu Tezuka come la difesa dell’ambiente, il ripudio della guerra, la lotta contro i totalitarismi.
Tuttavia Umi no Triton, inspiegabilmente trasformato da noi in Toriton con il giungere dell’anime, è un caso anomalo nella copiosa produzione artistica del Maestro Osamu Tezuka. Lui, che della impeccabile regia narrativa ne ha fatto un manifesto immortale, in Triton sperimenta senza riuscire a centrare il bersaglio. Triton è una storia bella ma confusa, con molti ripensamenti in corso d’opera. Certamente godibile, ma inaspettata e caotica.
Proprio perché è difficile trovare qualcosa di Tezuka che non funziona, è interessante parlare dell’opera proposta da J-POP Manga nella, ormai si può dire, longeva Osamushi Collection, che sta regalando ai lettori un’opportunità unica: perdersi nell’incredibile multiverso di Osamu Tezuka. Così come è stimolante metterla a confronto con la successiva trasposizione in anime e capire in cosa differiscono i due lavori.
Essendo il primo approccio con l’opera originale, finora non avevo compreso come mai il Maestro Yoshiyuki Tomino, che debuttò ufficialmente alla regia nel lontano 1973, proprio con la trasposizione animata di Umi no Triton (dopo il rodaggio con un paio di episodi di Astro Boy), avesse deciso di modificare la storia originale, inimicandosi il suo Autore.
Avendo avuto finalmente l’occasione di leggere il manga ho scoperto una trama molto diversa da quella dei 27 episodi che compongono l’anime. Perché Tomino ha cambiato così profondamente la storia? Questa libertà artistica non piacque per niente a Tezuka, e se due mostri sacri arrivano a prendere posizioni così distanti, non vi viene voglia di capire cosa sia accaduto?
Migliaia di anni fa esisteva ancora la leggendaria terra di Atlantide. Gli oceani erano popolati da creature mitologiche, tra queste i pacifici tritoni, metà uomini e meta pesci, barbaramente sterminati dal malvagio re dei mari, Poseidon, che intendeva estendere il proprio dominio anche sulla terraferma. Fu proprio quest’ultimo a provocare il terremoto che decretò la fine di Atlantide e l’estinzione dei tritoni. Due genitori riuscirono a portare in salvo il loro unico figlio dentro una conchiglia.
Triton è una creatura del mare con le sembianze di un bambino. La creatura viene trovata abbandonata su una scogliera vicino a Capo Inokubi. È Kazuya a metterlo in salvo, il figlio di una famiglia di umili pescatori che decide di prendersene cura. Ad opporsi sarà la nonna di Kazuya che riconosce nella creatura un figlio del popolo dei tritoni, sicura fonte di sventura. Ed in effetti, di lì a poco, un terremoto raderà al suolo il villaggio di Kazuya, portando alla morte il padre.
Kazuya, la madre e Triton si trasferiscono a Tokyo ma sono perseguitati dalla cattiva sorte. Kazuya si macchierà di un efferato omicidio e scapperà a bordo di una nave, diventando un marinaio. Triton crescendo, avvertirà il richiamo dell’acqua e sarà l’incontro con Zanzen Tange, colui che diventerà il suo allenatore di nuoto, a fargli conoscere il mare sotto un’altra prospettiva. Il ragazzo ritroverà anche Ruka, delfino dorato (e adorato) che lo aiuterà a recuperare la memoria perduta e gli svelerà le sue origini e l’antica amicizia che lega le due specie.
Triton, appreso lo sterminio della sua specie ad opera di Poseidon, deciderà di vendicarsi iniziando dall’uccisione dei suoi figli. Infine, altro incontro fondamentale sarà quello con Pippy (Pipi), anche lei creatura sopravvissuta ala persecuzione dei tritoni. Pippy ha le sembianze di una sirena ma appartiene alla stessa specie marina.
Umi no Triton è un manga che fa del mare il grande protagonista, facendoci viaggiare alla scoperta di creature mitologiche, alla volta di miti e leggende che rendono gli oceani ancora una meraviglia da scoprire e proteggere.
L’impianto di fondo è animato dal fervore dell’Autore che trasmette la sua inarrestabile passione per alcune tematiche. Senza dimenticare poi che Triton nasce negli stessi anni di Astro Boy (1963), quando il Giappone cercava ancora di risollevarsi dalla disfatta della seconda guerra mondiale, dalle macerie di un conflitto, allora, senza precedenti. Ecco dunque il perfido Poseidon che per la brama di potere diventa lo sterminatore di un popolo senza colpe, quello dei tritoni. La condanna di Tezuka è senza possibilità di appello e, come sempre, si percepisce una piena fiducia nelle nuove generazioni affinché non vengano ripetuti gli errori del passato.
Conclusa la lettura viene però da chiedersi prima di tutto che fine abbia fatto il fratello acquisito di Triton, Kazuya. Nella prima parte della storia, Tezuka si concentra molto su di lui, quasi a volerne fare il vero protagonista. Invece Kazuya viene totalmente dimenticato dall’Autore per poi farlo fugacemente riapparire per pochissimo, ma senza alcun vero ruolo. Abbiamo inoltre lunghe, lunghissime sequenze su diversi temi lasciate al caso, l’umorismo è forzato e si alterna a momenti, scene, ai limiti del barbaro. E ancora, parti incentrate solo sui combattimenti troncate (che rilevanza hanno infine i 33 figli di Poseidon, e l’uomo che vuole catturare i tritoni?). Soprattutto, Pippy e Triton come fanno a dare vita a una nuova discendenza di tritoni? Ok, abbiamo sette uova piccole come perle ma è un evento lasciato proprio al caso. Serve un rinnovato atto di fede verso Tezuka quando affrontiamo quest’aspetto. La parte finale, invece di sbrogliare nodi, confonde definitivamente le idee al lettore, con il ritorno degli esseri terreni tra gli elementi negativi della storia. Insomma, Umi no Triton si legge perché sappiamo di cosa è capace l’Autore. Lasciata l’opera senza contesto, ne conserveremmo uno ricordo davvero confuso.
Una lettura inaspettata, a tratti incomprensibile ma che ci riporta con la mente a quell’affetto profondo che nutrivamo per un ragazzo con il mantello e un magico pugnale mandato in onda dalle nostre gloriose emittenti locali.
Qual è la versione di Toriton offerta da Yoshiyuki Tomino?
Un giovanissimo Tomino decise di curare personalmente gli storyboard di tutti gli episodi e di modificare la storia originale, finale compreso. Come l’ha presa Tezuka? Male, anzi malissimo.
Prima di tutto Osamu Tezuka avrebbe voluto egli stesso trasporre il manga in anime. Triton ha seguito la propria strada con la realizzazione dell’anime ma, prima di allontanarsi definitivamente dal suo Autore, quest’ultimo ne realizzò all’interno della Mushi Production un piccolo corto di otto minuti. Il lavoro non venne mai mandato in onda. Perlopiù vennero sperimentate tecniche di animazione. Tomino ebbe invece carta bianca sul progetto. Certo, forse la produzione non si aspettava addirittura un finale diverso.
La trasposizione di Umi no Triton si discosta profondamente dal suo originale. Prima di tutto, viene quasi integralmente eliminata la figura dell’antagonista principale, Poseidon, in ogni caso reso diverso nell’aspetto, meno alieno. Protagonisti dell’anime sono Triton, Pippy e gli amici dei tritoni, i delfini. Tritoni e Poseidoni sono razze che appartengono entrambe al mito di Atlantide, e Triton è l’ultimo discendente della sua specie. Armato di pugnale di oricalco lasciatogli dal padre, Triton partirà con il delfino Ruka alla volta degli oceani per rintracciare altri possibili appartenenti alla sua specie. Grazie alla conchiglia donatagli dalla tartaruga Medon, Triton sente la voce dei genitori il cui messaggio non lascia dubbi: deve combattere per la pace dei mari.
Durante il viaggio, Triton si ritroverà ad affrontare gli emissari di Poseidon che ha tutta l’intenzione di sterminare la sua razza, fino allo scontro finale. Verrà finalmente raggiunto il tempio di Poseidone e colui che si riteneva essere il tiranno malvagio non è altro che un enorme statua che si anima con l’avvicinarsi del pugnale di Triton. Chi ci sarà dietro quel gigantesco simulacro?
L’anime è figlio del suo tempo, ha uno schema solido che si ripete per i 27 episodi e il Maestro Tomino lo ha sempre considerato uno dei suoi migliori lavori. Le animazioni di Triton of the sea sono quasi tutte uniche, è praticamente assente il riciclo delle immagini e tutto è ben proporzionato. Dal tratto morbido che caratterizza i personaggi positivi a quello per converso rigido che delinea i malvagi. Così come c’è un ottimo uso delle linee cinetiche nei molti momenti drammatici della storia. Peccato che alcuni aspetti davvero particolari della produzione, non abbiano lasciato il Paese d’origine. Ad esempio, la prima puntata conteneva riprese di alcuni dipinti raffiguranti Triton in lacrime mentre abbandonava il suo villaggio d’origine.
Tomino fa comunque tesoro dei combattimenti ben delineati nel manga ed enfatizza molto anche il dramma umano di una storia sofferta. Uno degli aspetti più interessanti indagati da entrambi gli Autori è sicuramente la costrizione e il sacrificio che vivono i giovani protagonisti. Tra Triton e la sirena Pippy non nasce alcuna alchimia. Tuttavia loro devono compiere un gesto fondamentale per la rinascita in tempi di pace della loro specie. Un gesto di humana pietas che solo una riscoperta dell’opera mi ha permesso di cogliere.
Triton è una delle primissime serie che offre agli spettatori un accenno di continuity. Viene infatti spiegato cosa porta il protagonista a vagare da un mare all’altro. Chiaramente la lentezza non viene meno, così come lo schematismo narrativo. A detta di molti, fu proprio questa particolarità che noi oggi consideriamo importantissima a non far decollare gli ascolti dell’anime. Mandato in onda nella fascia oraria dedicata agli spettatori più piccoli, la difficoltà di dover seguire una trama, compromise la comprensione della storia in generale.
Nel 1979 la Toei Animation firmò il lungometraggio riassuntivo dell’intera serie per dare una seconda opportunità agli spettatori ma con scarsi risultati.
Triton è una bellissima storia che racconta l’amore per il mare, le sue creature e leggende. Come sempre, Tezuka si rivela in messaggi chiari e di profonda umanità. In questo caso, l’intervento successivo di Yoshiyujki Tomino ha fatto di questo titolo un caso unico, un regalo doppio per gli appassionati del lavoro di due grandi firme autoriali.
Triton è composto da due rette incidenti, dove il bellissimo punto d’incontro è l’amore per la pace e la speranza in un futuro migliore. E finalmente abbiamo potuto apprezzarne la versione originale.