A 24 anni di distanza dalla la nascita dell’Ultimate Universe di Terra-1610 e a quasi 10 anni dalla sua distruzione, Marvel Comics rilancia la linea editoriale Ultimate affidandone la cura a Jonathan Hickman, un vero maestro del world building. L’Autore americano getta la basi alla sua maniera della nuovissima Terra-6160, ossia con un miniserie di 4 albi dal titolo “Ultimate Invasion“. Scopriamo assieme come nasce un universo
La volontà era quella di creare un nuovo Universo
«Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco» affermava il Doctor Strange in una delle pellicole meno sbagliate della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. Se nel 2022, anno di uscita di “Doctor Strange nel Multiverso della Follia“, ne sapevamo poco del multiverso, figuriamoci alla fine degli anni 90. La tentazione di scavare nei meandri delle Terre parallele arrivò in casa Marvel per volontà di Bill Jemas e Joe Quesada, rispettivamente il presidente e l’Editor-in Chief della Marvel Comics di quel tempo. A spingerli verso questo percorso non fu un mero spirito avventuriero, ma la situazione al limite del collasso che stava attraversando la compagnia. Il crollo delle vendite del biennio 1995/1996, i problemi distributivi, i vari di cambi di proprietà, presidenza ed editor del gruppo hanno portato Marvel Comics sull’orlo del fallimento. A quel tempo, i supereroi apparivano imbolsiti da una continuity che perdurava da decenni. Il mondo e la cultura dominante era radicalmente cambiata rispetto al periodo della silver age dei comics e, alle soglie del nuovo Millennio, i personaggi Marvel apparivano oramai anacronistici. Joe Quesada non utilizzò mezzi termini per descrivere la situazione:
«L’industria era nella merda, qualsiasi cosa facessimo poteva essere l’ultima. Non avevamo nulla da perdere».
Serviva mettere in campo un reebot che non rischiasse di pestare i piedi ai lettori affezionati alla continuity canonica (quella di Terra-616) ma che portasse una ventata di aria fresca al parco eroi della Casa delle Idee. Un rilancio che doveva ringiovanire i personaggi, reinserirli nel contesto storico corrente anche al costo di rivederne le origini. L’obiettivo unico e dichiarato era quello di attirare nuovi lettori. In fondo, se c’era riuscita DC Comics in una simile operazione mediante le varie Crisis perché non avrebbe dovuto funzionare in casa Marvel?
Una missione che si prospettava mica facile. Se vogliamo dirla tutta, quello di Jemas e Quesada che vi stiamo raccontando non è stato primo tentativo di reebot adoperato da Marvel Comics. Già nel 1989 Jim Shooter credette nel “New Universe“, un progetto editoriale che cadde in concomitanza del venticinquesimo anniversario di Marvel Comics. Il progetto fallì miseramente dopo pochi anni di vita. Un nuovo universo, completamente slegato da quello classico, ma coerente con quello in cui viveva il lettore e composto da personaggi nuovi di pacca, non suscitò l’interesse sperato. Il fallimento più bruciante era a non più di una manciata di anni di distanza: nel 1996 la saga Onslaught e il conseguente reboot denominato “Heroes Reborn” vide imbattersi nello stesso destino. In questo caso Marvel Comics mise sotto contratto gli artisti più in voga del momento (e tutti passati alla neonata Image Comics) per affidargli le storie dei principali eroi inserendoli in un universo alternativo. Non bastarano Jim Lee, Whilce Portacio, Rob Liefeld, Scott Lodbell e Jim Valentino per rilanciare gli eroi più importanti della Casa delle Idee. Dopo un hype iniziale altissimo, si ebbe un crollo delle vendite dopo appena sei mesi: fortunatamente per la Casa delle Idee, il progetto era stato strutturato in modo tale che dovesse durare solo un anno, per poi rilanciare – nuovamente – le testate degli Avengers con team creativi più “classici”, stavolta nuovamente su Terra-616, ovvero quella “canonica”.
I precedenti dunque non erano confortanti, ma come detto da Quesada, serviva tentare il tutto per tutto. Il difficile compito fu affidato a un parco autori di tutto rispetto, uno su tutti: Brian Michael Bendis, autore che in precedenza si era distinto su storie di genere noir indirizzate ad un pubblico adulto. Alle matite di Mark Bagley e alla sceneggiatura dello stesso Bendis, fu affidato “Ultimate Spider-Man“, la testata portabandiera del nuovo Universo Ultimate. Nel 2000 nasce dunque Terra-1610 e “Ultimate Spider-Man” fece il suo debutto presentando al pubblico un Peter Parker adolescente, ma maggiormente consapevole delle difficoltà di diventare adulto. Peter fu destinato ad una tragica fine, poi avvenuta nel 2012 nella serie “La Morte di Spider-Man“, e venne rimpiazzato dal primo Spider-Man afroamericano. Miles Morales fu partorito dall’immaginazione di B.M. Bendis e dalla creatività di Sara Pichelli in “Ultimate Fallout 4” per volontà dell’editor-in-Chief del periodo, Axel Alonso che, in questo modo, ha voluto omaggiare il neo eletto presidente afroamericano Barack Obama.
Il progetto Ultimate fu un successo decennale. Ad “Ultimate Spider-Man” seguirono una pletora di testate legate all’universo Ultimate. Tra quelle più rilevanti: “Ultimate X-Men” (affidata a Mark Millar), “Ultimate Fantastic Four” (Grant Morrison prima, poi lo stesso Millar e Warren Ellis) e “The Ultimates“, la serie che funse da motore trainante di tutte le storylines del nuovo universo e che presentò la versione moderna degli Avengers, che per dinamiche appare molto simile a quella che abbiamo visto sul grande schermo grazie ai Marvel Studios. Lo stesso Millar dichiarò che dietro la creazione degli Ultimates c’era il sogno proibito di voler scrivere un film sugli Avengers. «Perché non ci sarà mai un film sugli Avengers» affermava il buon Millar. Grazie anche ai suoi Ultimates, la storia gli ha dato torto.
Nel 2015, dopo 15 anni di storie ambientate in Terra-1610, Joe Quesada decise che l’Ultimate Universe aveva fatto il suo tempo. Fu chiamato Jonathan Hickman a ristabilire l’ordine nel multiverso Marvel. Allo scrittore statunitense e alle matite di Esad Ribic venne affidata la miniserie “Secret Wars” con la quale Terra-1610 e Terra-616 arrivarono a scontrarsi nel campo neutro di Battleworld, un pianeta suddiviso in aree ognuna delle quali popolata da personaggi provenienti di vari universi. La miniserie è stata inizialmente pensata per essere di 8 albi ai quali se ne aggiunse un nono per dipanare la matassa contorta creata dal geniale ma caotico Hickman. Il risultato di “Secret Wars“, che abbiamo amato per essere potenzialmente un epilogo perfetto del dualismo storico tra Reed Richards e il Dottor Destino, è la scomparsa di Terra-1610. L’eredità rimasta della prima incarnazione dell’Ultimate Universe è l’assimilazione di Miles Morales in Terra-616 e il rilancio dell’universo Marvel sotto l’etichetta “All New All Different Marvel“. Ma Miles Morales non fu l’unico personaggio che Terra-1610 ci ha lasciato in eredità…
Ultimate Invasion
Oggi, nel 2024 a distanza di 9 anni da “Secret Wars” la storia si ripete. Fortunatamente Marvel Comics non sta attraversando lo stesso momento di difficoltà passato alla fine degli anni 90 ma l’esigenza di evolvere i propri personaggi calandoli nella realtà in cui i lettori vivono rimane sempre impellente. Nell’esercizio di modellazione di un nuovo universo sono stati chiamati Jonathan Hickman e Bryan Hitch. Hickman, già carnefice di Terra-1610, questa volta veste i panni del creatore di mondi e quale scelta migliore poteva esserci se non l’autore che, meglio di chiunque altro, ha fatto dell’elemento creativo del world building il suo punto di forza. Basta vedere quello che l’autore statunitense è riuscito a realizzare con gli X-Men, dove ha ridisegnato la visione di coesistenza pacifica tra umani e mutanti donandogli una connotazione più oscura e cinica. Il mondo dei mutanti di Hickman è stato completamente rivisto nella cultura, nel linguaggio, nella politica e negli equilibri di potere. Un ciclo storie che ha coinvolto un parco personaggi pressoché sterminato e che oggi, dopo 5 anni dall’uscita delle mini “House of X” e “Power of X” che hanno gettato le basi dell’era Krakoana, sta vivendo il suo atto conclusivo con la storyline “Fall of X“.
Jonathan Hickman utilizza gli stessi espedienti utilizzati sui mutanti per creare il suo universo. Le fondamenta del nuovo Universo Ultimate, quello che verrà chiamato Terra-6160, vengono gettate da una miniserie introduttiva dal titolo “Ultimate Invasion” che Panini Comics ha appena terminato di pubblicare in Italia con il quarto e conclusivo numero (lo trovate in fumetteria in formato spillato al prezzo di 6 euro assieme agli altri 3 capitoli il costo però è di 5 euro cad.). L’anello di congiunzione scelto dall’autore statunitense è la figura del Creatore, altro reduce dall’universo caduto di Terra-1610.
Il Creatore, la cui prima apparizione avvenne in “Ultimate Fantastic Four #1” di Mark Millar e B.M. Bendis è la versione (malvagia) di Reed Richards, un essere dalla potenza infinita che ritroviamo sulla nostra Terra in un luogo di detenzione di massima sicurezza. Il Creatore riesce ad evadere dalla prigione nonostante il tentativo di opposizione del ritrovato team degli Illuminati (altra formazione di eroi a cui Hickman sembra essere particolarmente legato) facendo incetta, nel suo percorso di fuga, di alcuni artefatti caratteristici della mitologia Marvel, con l’obbiettivo di rifugiarsi in un mondo riplasmato secondo la sua volontà. Una terra dove è l’imperatore indiscusso, dove non vi è alcuna traccia di supereroi.
In Terra-6160 quel ragno radioattivo non ha mai punto la mano di Peter Parker, Loki è il regnante di Asgard con Thor ridotto a reietto, il corpo congelato di Capitan America non è stato mai ritrovato e la navicella con a bordo quattro ragazzi geniali e un pò incoscienti non è mai decollata dalla Terra. In questo mondo Howard Stark e Obsidian Stane sono soci in affari e rappresentano gli elementi di spicco di una società tecnocrate in un mondo diviso in aree di influenza i cui “regnanti” sono figure sotto il controllo dello stesso Creatore. Nessuno può opporsi al Creatore tranne Kang e la sua squadra di cloni composta da Capitan America, Giant-Man, Thor, Visione e Wasp che, dal futuro remoto, giungono al cospetto del malvagio Richards per ripristinare l’ordine naturale delle cose.
La storia si sviluppa su due linee narrative distinte: la prima è quella di Kang e del suo esercito che cercano di sconfiggere il Creatore, l’altra è quella legata a Howard Stark il quale viene assoldato assieme al Reed Richards di questa Terra dal Creatore stesso per riparare il “Motore di Immortus“, una macchina del tempo creata dallo stesso Stark, che gli consentirebbe di preservare tutto quello che è riuscito a creare. È il solito affascinante e caotico Hickman a portare avanti un complicato intreccio narrativo basato sull’impervio terreno dei viaggi nel tempo in cui non manca l’azione ma nemmeno l’eccessiva verbosità. L’autore statunitense dimostra ancora una volta di aver masticato quintali di fantascienza nella sua formazione da scrittore. Interessante risulta anche il lavoro operato sulla caratterizzazione dei personaggi, aspetto sul quale sembra aver puntato parecchie delle sue fiche. Da una parte abbiamo Howard Stark, un uomo la cui vita è dedicata al progresso scientifico ma che ha sempre ignorato la geopolitica.
Un uomo che ha vissuto con le bende agli occhi, che non si è reso conto di non essere rappresentate di un pensiero libero, un uomo che è soltanto un ingranaggio che si inserisce nella filiera del Creatore. Dall’altra abbiamo la figura di Tony Stark il giovane figlio di Howard , figura animata da ideali più solidi e destinata a raccogliere l’eredità del padre nel portare avanti la battaglia nei confronti di un regime autoritario .
Alle matite troviamo Bryan Hitch, un disegnatore già co-creatore della serie “The Ultimates“, che impreziosisce l’opera con il suo tratto distintivo fatto di tavole ricche di dinamismo e splah page di impatto in cui confluiscono una moltitudine esagerata di personaggi, sopratutto nelle sequenze in cui l’esercito di Kang e quello del Creatore se le danno di santa ragione. I colori di Alex Sinclair sembrano però non valorizzare a sufficienza l’enorme lavoro di Hitch. La palette utilizzata da Sinclair predilige i colori tenui la cui base cromatica passa rapidamente dall’ocra della battaglia, al freddo azzurro dello scontro finale tra Kang e il Creatore fino al grigio della devastazione finale. Il prodotto finale è un’opera che rappresenta il primo capitolo di un progetto editoriale ambizioso su cui crediamo molto ma non ci troviamo di fronte ad un capolavoro da inserire nelle antologie di storie che non dovrebbero mancare nella vostra biblioteca essenziale.
E ora, Terra-6160!
Il plot twist con il quale si chiude la miniserie “Ultimate Invasion” apre a uno scenario che risulta più chiaro dello sviluppo che lo ha reso possibile. Le figure centrali sulle quali crediamo si svilupperà la storyline principale saranno Tony Stark e il Reed Richards di Terra-6160, colui che ha aiutato Howard Stark nel riparare la “Macchina di Immortus”. A loro due è rimasto il difficile compito di ripristinare gli eroi di questa Terra, la cui timeline è stata alterata dalle macchinazioni del Creatore, ora apparentemente scomparso.
Cosa ci attende in futuro ? La miniserie “Ultimate Invasion” si completa con un albo one-shot dal titolo “Ultimate Universe” che Panini Comics farà uscire il prossimo 7 marzo in fumetteria. Nell’albo in questione, scritto sempre da Jonathan Hickman e disegnato dalla brillante matite del nostro Stefano Caselli, accadranno eventi essenziali per comprendere il background nel quale si inseriranno le prime testate legate a Terra-6160. Poi, da marzo, si darà il via alle serie ongoing che saranno parte integrante del nuovo progetto Ultimate di Marvel Comics. Tra tutti, ovviamente, spicca la nuovissima “Ultimate Spider-Man”, una serie il cui primo numero è andato velocemente in esaurimento alimentando il collezionismo e la speculazione che vi ruota attorno. L’albo, scritto da Jonathan Hickman (qui per la prima volta alle prese con un eroe urbano) e disegnato dalle fenomenali matite di Marco Checchetto, ci mostrerà un Peter Parker adulto, sposato con Mary Jane e con due figli bellissimi. Hickman sembra realizzare su carta il sogno di tutti i lettori di lunga data dell’amichevole ragno di quartiere, regalandoci quello che sarebbe stato Peter Parker se uno scaltro editor (Joe Quesada, sempre lui) non avesse deciso di cancellare con un colpo di spugna una storyline che aveva preso una deriva troppo matura (ogni riferimento alla querelle di “One More Day” non è per niente causale). Se non vi abbiamo fatto venire la curiosità allora vi invitiamo a leggere in questo articolo la nostra recensione di “Ultimate Spider-Man #1″. Nei mesi successivi seguiranno “Ultimate Black Panther” (Bryan Hill ai testi e Stefano Caselli alle matite, anche questo già recensito da MegaNerd) e “Ultimate X-Men” (scritto e disegnato da Peach Momoko). Quest’ultimo è un progetto che sta stuzzicando parecchio la nostra curiosità dopo le prime tavole pubblicate in anteprima che sembrano prediligere un approccio molto simile a quelli dei Manga nipponici.
Insomma, siamo di fronte all’inizio di una nuova era dell’Universo Ultimate. Salite a bordo assieme a noi. Lo spettacolo è appena cominciato!