In questo episodio di Passione Arcade andremo alla ricerca del primo, storico gioco ispirato a una band musicale. Siete pronti a un po’ di sonorità anni 80? Insert coin, la nostra macchina del tempo è attivata: bentornati su MegaNerd!
Cosa mi rispondereste se vi chiedessi di nominare un videogioco ispirato ad una star della musica?
Anche se non ho poteri di preveggenza, sono abbastanza convinto che molti di voi nominerebbero Moonwalker, il famosissimo titolo di casa Sega del 1990 che aveva come protagonista l’icona del pop Michael Jackson.
D’altro canto non sarebbe neanche una risposta sbagliata… ma se vi dicessi che prima di questo titolo qualcun altro volle utilizzare delle star della musica come protagoniste di un videogioco?
Oh già… e pensate un po’, ben 7 anni prima. Dai, ammettetelo, vi ho sorpreso?
Per raccontarvi la storia di questo videogioco devo farvi entrare nel giusto flow, e per farlo dovrò portarvi indietro nel tempo fino al 1981, quando una famosissima band macinava successi uno dietro l’altro, riempiendo stadi e scalando le classifiche musicali americane.
Un gruppo di cui probabilmente i giovanissimi non conosceranno il nome, ma di cui sono sicuro riuscirei a far riconoscere un proprio brano semplicemente citando la colonna sonora di Stranger Things stagione 4, sto parlando dei Journey!
Dai che a questo punto, quelli nati a cavallo tra gli anni 70/80 staranno già cantando “Don’t stop, believin! Hold on to that feelin’ “!
Ricordo sbloccato?
Bene, ora dovete immaginare che questa band i tra il 1981 e il 1983 era veramente una macchina per far soldi e visto che in quegli anni il mondo dell’intrattenimento videoludico andava alla grande, qualcuno (la Bally/Midway) nel 1982 pensò di sfruttare la cosa proponendo alla band di fare un videogioco ispirato a loro, approfittando anche del fatto che di lì a breve il gruppo sarebbe partito in tournée per promuovere il nuovo disco Frontiers.
Perché non utilizzare il videogioco come mezzo promozionale? Dopo tutto in Bally avevano già fatto una cosa simile, realizzando il cabinato di Tron proprio per lo stesso motivo.
Alla proposta non tutto il gruppo sembrò essere d’accordo, ma visto che la maggioranza aveva una predilezione per gli arcade, accettarono.
Tenete presente che il progetto iniziò la sua lavorazione a ottobre 1982, ma visto che la tournée sarebbe partita i primi mesi dell’anno successivo, tutto si sarebbe dovuto concludere nel giro di 3 mesi o poco più (allerta spoiler: fretta? No buono).
Il team di sviluppo, dopo un brainstorming tira fuori il concept.
Una civiltà aliena chiamata Groupoids, ruba tutti e 5 gli strumenti ai membri della band e questi ultimi per poterli recuperare dovranno recarsi sulle 5 galassie a bordo della loro astronave/bus/scarabeo, per poi concludere il loro viaggio con un super concerto finale.
Ogni galassia ha un minigioco diverso da completare come anche il concerto finale che sarebbe l’ultimo livello del gioco.
Una volta concluso tutto, il gioco ricomincia con un livello di difficoltà maggiore, come gran parte degli arcade dell’epoca.
Mentre nei 5 minigiochi utilizzerete di volta in volta un membro diverso del gruppo, che sarà impegnato nel recuperare il proprio strumento (microfono, pianoforte, batteria, chitarra e basso), nel livello finale la band terrà un concerto e voi utilizzerete un addetto alla sicurezza che avrà il compito di tenere lontane le fans dal backstage, insomma un videogioco multi-event (NdMike: cosa molto simile al videogioco di Tron, creato proprio nel 1982 dalla Midway).
Rendere i personaggi della band riconoscibili con la pixelart sarebbe potuto essere un problema, ma la tecnologia dell’epoca corse in aiuto del team di sviluppo e sfruttando una tecnologia inventata da Ralph Baer (inventore del gioco Simon, e del primo videogioco domestico Magnavox Odyssey) riuscirono a fotografare in digitale i volti dei membri del gruppo (tipo la game boy cam) e ad inserirli nel gioco con un risultato finale alquanto bizzarro. Praticamente i volti dei personaggi erano in bianco e nero e sproporzionati rispetto al corpo, una sorta di personaggi super deformed.
Insomma il gioco era fatto, i personaggi pure, mancava solo una cosa per concludere un gioco ispirato ad una rock band, le musiche!
Effettivamente forse qui abbiamo la cosa più interessante di tutto il progetto, perché se è vero che nei 5 livelli le musiche erano dei brani dei Journey, ovviamente ad 8 bit, quella del livello finale era tutta un’altra cosa.
Durante il livello del concerto finale il giocatore avrebbe ascoltato il brano Separate Ways (worlds apart) suonato in maniera orchestrale proprio grazie ad un nastro magnetico all’interno del cabinato che interfacciandosi con il gioco entrava in funzione proprio durante la fase finale del gioco.
Senza dubbio una soluzione di grande effetto!
Ma in tutto questo il cabinato? Beh ma che domande, tutto il mobile richiamava grafiche e colori della copertina dell’album Frontiers, che se ci pensate bene è una gran figata, anche perché il tutto risultava estremamente psichedelico.
A conti fatti il team di sviluppo riuscì nell’impresa di realizzare il videogioco nei tempi previsti (soli tre mesi), chissà magari con un po’ più di tempo sarebbe potuto nascere anche un buon gioco, purtroppo però non fu così.
Come così velocemente vide la luce, altrettanto velocemente guadagnò un posto nei magazzini polverosi americani finendo per essere dimenticato anche dai fan più fedeli al gruppo.
Prima di salutarvi, però, vorrei aggiungere un paio di curiosità.
La grossa innovazione introdotta nel cabinato, ovvero l’uso di un nastro magnetico per riprodurre il brano dei Journey, nonostante potesse sembrare una buona idea, non lo fù, infatti molti dei dispositivi si guastarono in fretta vanificando così l’intendo dei programmatori di sorprendere il giocatore.
Ad ogni modo, Journey the videogame rimane il primo videogioco arcade ispirato ad un gruppo musicale.
Anche oggi siamo giunti alla fine di questo viaggio che vede come protagonista una delle maggiori band di successo a cavallo tra il 1981 e il 1983.
Io sono Mike e come sempre ringraziandovi per essere rimasti fino ai titoli di coda, vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo articolo di Passione Arcade.