Super Electromagnetic Machine Voltes V è un anime che ha infranto le barriere spazio-temporali e ancora oggi ha molto da dire. Per noi, dietro qualsiasi lega indistruttibile, si cela un mondo tutto da scoprire
Sono nato popolo, non sono mai stato altro. Altro non voglio essere.
Robespierre
Super Electromagnetic Machine Voltes V, per gli amici Vultus V, è un pezzo di storia dell’animazione tokusatsu, imprescindibile per gli amanti del genere mecha (ma questo lo scriviamo ogni volta che parliamo di robottoni che ci piacciono). Una storia talmente di qualità, da suscitare ancora reazioni a cuore in chi si imbatte nella visione.
Un anime che ha dalla sua una narrazione stratificata che incontra i gusti di un pubblico più vasto rispetto ai soli appassionati del periodo d’oro dei super robot.
Voltes V, un assemblaggio meccanico esteticamente non tra i più belli, segna un passaggio molto delicato nell’animazione mecha, anticipato dal Maestro Leiji Matsumoto con il bellissimo Danguard Ace un anno prima, nel 1976.
Voltes V, anime in 40 episodi del 1977, è un lavoro scritto e diretto da Toei Animation e animato dal glorioso Studio Sunrise. Un connubio che già di suo fa presagire un’elevata raffinatezza nella realizzazione. Non a caso, a distanza di 43 anni, siamo ancora qui a parlarne. Invero, se la regia è di Tadao Nagahama (l’ottimo regista di Combattler V e General Daimos), in Voltes V c’è la firma anche del Maestro Tomino che, in quel periodo, era al lavoro su Zambot 3. Il crudele Zambot 3.
Quest’anime è il secondo capitolo della trilogia nota come Romance Robot Trilogy e si inserisce tra Combattler V e General Daimos. Qual è stata la grande forza di queste opere e, soprattutto, del secondo capitolo? Ciò che ha dato, anche a chi scrive, diversi spunti per innamorarsene follemente: una storia tragica, voce alla lotta di classe, sacrifici in nome di un ideale. Soprattutto, Voltes V mi ha regalato Heinell (il principe Sirius) che si è guadagnato il mio amore e la mia devozione. Lo riguardo oggi e capisco che anche da piccola avevo buon gusto. Soltanto Andrè Grandier gli teneva testa. Nome che è qui per ricordarvi che la mano che dirige i primi episodi dell’anime di Versailles No Bara/Lady Oscar è la stessa di Voltes V. Lo spirito di fondo che anima la storia del nostro super robot, deve tanto all’aria di rivoluzione che si respirava in Francia prima di tagliare la testa al Re (bei tempi).
Tuttavia, nonostante da molti questa venga indicata come la particolarità principale di Voltes V, a mio parere quest’anime costituisce un unicum per via di Kentarō Gō (Kentarus). È il protagonista? No. Allora è l’antieroe? Nemmeno. E sicuramente non è il super robot. Kentarō Gō è un personaggio secondario della storia che tuttavia muove i fili dell’intera narrazione, muovendosi tra due Pianeti, la Terra e Boazan, facendo la spola tra gli stessi, guidando un gruppo di ribelli pronti a sovvertire il sistema classista e sacrificarsi in nome dell’uguaglianza di tutti gli esseri viventi, terrestri e non.
Voltes V ha un impianto fortemente ispirato all’Illuminismo. In Voltes V l’uomo, liberato dalle incrostazioni del potere, userà correttamente e spontaneamente (come il “buon selvaggio” degli Illuministi) la sua ragione per procedere alla costruzione di uno Stato in cui le leggi, non più tiranniche, si fondino sul rispetto dei diritti naturali.
Non ricordate la trama? E allora io cosa ci sto a fare? Una volta tanto, entriamo nel dettaglio perché mai come in questo caso, sono i particolari a fare la differenza.
Ci troviamo al di là delle nebulose sul Pianeta Boazan, dove la società è suddivisa in rigide caste. Gli aristocratici si distinguono perché nascono, a differenza della plebe, con un bel paio di corna in testa. L’imperatore è sempre alla ricerca di nuovi spazi da conquistare e le sue mire si poseranno sulla Terra. L’avanguardia è capitanata da Heinell (il Principe Sirius) coadiuvato dai suoi consiglieri: Katherine, Louis Jean-Gal (Gael) e De Zūru (Zuel). Cinque ragazzi, alla guida di altrettanti componenti (moduli), combattono gli invasori alieni unendosi nel Voltes V, guidati dal dottor Hamaguchi (Esperos), insieme a Mitsuyo Gō (Annabelle), dalla base Big Falcon. Tutti fanno tesoro degli insegnamenti preziosi di Kentarō Gō (Kentarus), marito defunto di Mitsuyo e creatore del Voltes V. Uno schema a cinque dunque, dopo la splendida inaugurazione da parte di Gatchaman. Tre dei cinque piloti sono i figli di Mitsuyo e Kentarō: Kenichi (Michel), Daijiro (Ivan) e Hiyoshi (Carl). La quota rosa è rappresentata da Megumi Oka (Sonia), la figlia del Segretario della Difesa e infine conosceremo Ippei Mine (Gepi).
La prima parte dell’anime si basa sul solido schema attacco nemico/resistenza dei buoni. Gli antagonisti provano ripetutamente a sconfiggere il Voltes V che, puntualmente, riesce a respingere tutti gli attacchi. Non abbiamo memorabili scontri, fattore dovuto anche al fatto che il Voltes è un super robot nella media, senza particolari guizzi creativi nel combattimento. Certo, la spada con cui il nostro robot fende i nemici disegnando una V, va assolutamente menzionata, così come le chain knuckles, ma nulla di più.
Appena superiamo la prima metà della narrazione, vale a dire quando verranno resi noti gli intrighi della corte boazaniana e il passato di Kentarō Gō si paleserà agli spettatori, è tutta un’altra musica. Grazie a questa svolta nella trama, Voltes V diventa un anime bellissimo, strabiliante, di quelli che non si dimenticano più.
Scopriremo che anni prima i Boazaniani sono stati in fermento per decidere il successore del 123° Imperatore. Il figlio di quest’ultimo era troppo debole per regnare, così la scelta ricade tra Lagour (figlio del nipote dell’Imperatore) e Zambazir, figlio illegittimo dello stesso, fastidioso come una spina nel fianco, avuto da una cortigiana. Chi è Lagour? Un boazaniano che, pur essendo di discendenza nobile, è nato senza corna. Costretto sin da piccolo a tenere in testa delle corna finte per evitare di essere perseguitato, Lagour si rende presto conto dell’assurdità della legge boazaniana. Nel frattempo ha ottenuto il posto di primo ministro della scienza e ha sposato Zeltrud (Rozalia), una boazaniana nobile. Mentre i due aspettano un figlio, si pone, appunto, il problema della successione al trono. Il simpatico Zambazir riesce a sbugiardare Lagour e a farlo imprigionare. Nel mentre, la povera Zeltrud muore di parto e Lagour non ha (e non avrà mai) notizie del figlio. Lagour fugge sulla Terra assumendo il nome di Kentarō Gō (tadaaaa). È qui che sposa una terrestre da cui ha tre figli. Tuttavia ben presto Kentarō fa ritorno su Boazan per lottare contro la rigida divisione in classi della società.
Finisce qui? No (aiuto, fermatemi). Alla guida di un gruppo di ex schiavi, Kentarō torna nuovamente sulla Terra per lottare accanto ai terrestri contro l’invasione incalzante di Zambazir ma viene catturato, ricondotto su Boazan e processato. Prima di essere riportato per l’ultima volta sul suo Pianeta, Kenichi, Daijiro e Hiyoshi scoprono che Kentarō è loro padre e dunque apprendono di essere per metà boazaniani.
Prendiamoci una pausa perché non è ancora finita e io sono piacevolmente sopraffatta. Mi chiedono spesso perché vado matta per il genere mecha. Perché non c’è metallo, japanium o qualsiasi lega indistruttibile vi venga in mente che non racconti il dramma umano. Mediatori di mondi, padri della tecnica, giovani eroi, divinità e poveri diavoli. Catastrofi, speranze, nuovi inizi. C’è tanta bellezza dietro a tonnellate di metallo. E Voltes V (che di tonnellate ne pesa 600) è l’ennesima conferma.
Kentarō è uno dei personaggi più ostinati che vi capiterà di incontrare. Scappa, torna, fugge di nuovo. Il suo dinamismo è il motore della storia. Perde entrambe le donne che ama, non conosce i suoi figli. Deve mettere in collegamento due pianeti per salvarli entrambi dalla distruzione. L’esercito di liberazione guidato da Kentarō ci racconta che l’aristocrazia di Boazan non vuole fare altri schiavi. Ciò che desidera è collezionare altri esseri viventi per affermare, ancora una volta, la divisione della società in classi. Esatto, non vuole sottometterli, vuole solo mettere in vetrina la propria stirpe nobiliare e marcare le differenze. Il Settecento pre-rivoluzione fatto e finito.
La scrittura di Voltes è sopraffina, di colpo annulla tutte le differenze di classe, prendendo in giro i nobili boazaniani. La tecnologia che usano gli umani per difendersi proviene proprio dal loro pianeta, perché il caro Lagour/Kentarō ha usato le conoscenze e la tecnologia acquisite nella sua terra natia per realizzarlo.
Inoltre è un boazaniano ma aiuta i terrestri, oltre ai ribelli, del suo pianeta d’origine. Tre dei cinque ragazzi, che usano la tecnologia boazaniana, sono per metà extraterrestri. E ora, arriviamo alla ciliegina sulla torta. Attenzione: se non avete mai visto Voltes V, da qui in poi si procederà a ruota libera verso il finale della serie. Io vi ho avvertiti.
Dicevamo quel bellone di Heinell (Sirius). Il nostro antieroe, un fervente sostenitore delle differenze tra le classi, dell’esclusione, è egli stesso vittima di quest’idea. I suoi alleati, e lo stesso Zambazir, gli girano presto le spalle isolandolo in battaglia. Quest’ultima, nel momento cruciale, si combatte su Boazan e qui, quando tutto per Heinell sembra perduto, e Kenichi, Daijiro e Hiyoshi riabbracciano il padre, il nostro principe si dirige esausto verso la grande statua di Godor, il dio guardiano di Boazan.
Heinell si lascia andare sul palmo in fiamme del dio e precipita così nella cabina di comando di un robot nascosto nella statua. Un elemento classico, l’intervento del deus ex machina, ci conduce verso le battute finali della storia. Voltes si scontra con l’ultimo robot uscendone vincitore. Heinell, che non si arrende, sfida a duello Kenichi sotto lo sguardo di Kentarō.
Quando le spade dei ragazzi si spezzano, Heinell estrae un pugnale su cui sono incise due colombe. Non ci sono dubbi, è il pugnale di Rozalia e Kentarō riconosce in Heinell il figlio mai incontrato (pausa lacrime obbligatori) e Kenichi in lui il fratello.
Zambazir, pazzo di rabbia e totalmente fuori controllo, lascia cadere ed esplodere una bomba. Heinell si butta sul fratello per salvargli la vita ma la terra sotto i loro piedi si spacca in due e il principe viene inghiottito dalle sue viscere. Boazan è finalmente libera, Voltes e i ragazzi possono tornare sulla Terra mentre il nostro uomo, Kentarō, rimane per aiutare a costruire una nuova società.
Il povero Heinell, l’antieroe, deve sacrificarsi. Anche se noi lo avevamo redento da un pezzo, muore per aver portato avanti sino alla fine un’idea da condannare. Deve morire con essa. La Rivoluzione non può fare sconti.
Prima di lasciarci, vi ricordo che la divisione filippina della Toei, la Telesuccess Production, sta realizzando il remake in live action di Voltes V: Voltes V Legacy. Vi rimandiamo al teaser trailer perchè la produzione promette benissimo.
Una visione obbligata, un carisma che riesce a conquistare anche i diffidenti. Un anime epico, dopo il giro di boa, pieno di suggestioni visivamente potenti. Super Electromagnetic Machine Voltes V ha infranto le barriere spazio – temporali. È ancora qui, con il suo spirito ribelle.
Abbiamo parlato di:
2 Comments
isonoacat
(29 Agosto 2023 - 21:06)I love Voltes V!!! Heinel is my crush aaaaaaa
Sig.ra Moroboshi
(5 Settembre 2023 - 14:07)<3 <3