Arriva finalmente in Italia il rilancio di X-O Manowar, che abbandone le tematiche supereroistiche per abbracciare un’ambientazione più fantascientifica
Nella galassia dei fumetti americani presenti nelle nostre fumetterie, è tornata finalmente a brillare la stella della Valiant. Un editore che ha avuto la forza di ricostruire il proprio universo, adattandolo ai tempi moderni senza però tradire quello zoccolo duro di appassionati che sperava in un grande ritorno di questi personaggi. Dal 2012, l’Universo Valiant è letteralmente rinato, proponendo una valida alternativa ai colossi Marvel e DC Comics: piano piano molti lettori curiosi stanno iniziando a scoprire questi nuovi volumi, portati in Italia da Star Comics, che sta seguendo in modo coerente quanto iniziato da Panini qualche anno fa.
La Valiant è una bella realtà editoriale e crediamo sia davvero il caso di sostenerla: anche perché l’interessante svolta narrativa intrapresa da X-O Manowar merita senza dubbio di essere seguita. Ma procediamo con ordine: chi è X-O Manowar?
Si tratta di Aric di Dacia, un barbaro proveniente da un tempo lontano, addirittura dall’epoca in cui l’Impero Romano si espandeva a vista d’occhio, conquistando interi paesi con l’uso della forza. Aric ha conosciuto lì, la guerra. Il sapore del sangue, le grida dei campi di battaglia. Nasce tutto da lì, da un’epoca che noi abbiamo visto solo nei libri di scuola, ma che lui ha vissuto sulla sua pelle.
Durante uno scontro con le Legioni, il nostro guerriero viene a contatto con uno strano manufatto alieno, che scopriremo essere la Sacra Armatura di Shanhara, in grado di ricoprire interamente il suo corpo e donargli una potenza inimmaginabile per un semplice essere umano. Strappato dal suo tempo e trasportato nel nostro presente, Aric deve necessariamente ricostruirsi una vita, che per forza di cose non potrà mai essere neanche lontanamente simile a quella di prima. Decide di stabilirsi nel Nebraska occidentale, insieme a una comunità di visigoti, cercando un angolo di pace: ma la sorte non è al suo fianco e la battaglia continua a reclamarlo, quasi fosse impensabile lasciare il guerriero a riposo. Aric abbraccia definitivamente la sacra armatura, diventando così X-O Manowar, un eroe senza paura, che è pronto a unirsi agli altri personaggi che compongono l’Universo Valiant, gente come Ninjak e Bloodshot. Aric stavolta non è solo nelle sue battaglie, ci sono altri come lui su cui può fare affidamento…
O almeno così era, fino a qualche tempo fa. Aric è stanco di combattere, non ha fatto altro per tutta la vita. Ha combattuto contro l’Impero Romano, contro razze aliene che non avrebbe neanche mai sognato. Si ritrova a quindici secoli di distanza dalla sua vera casa e continua a fare ciò che gli riesce meglio: combattere. Senza sosta. Senza pace.
Basta.
La sua anima è stanca, non ne può veramente più. Ma evidentemente, una vita tranquilla non è nel suo destino, neanche ora che ha scelto di abbandonare la Terra per trasferirsi sul pianeta alieno Gorin, disposto a fare a meno della Sacra Armatura e a ricominciare una nuova vita. Un’altra volta, sperando sia quella definitiva. Ma – come detto – evidentemente la guerra non riesce proprio a fare a meno di lui. Dopo un periodo di calma apparente, il nostro Aric viene nuovamente gettato nella mischia, costretto a combattere per liberare il mondo da un’assurda dittatura che opprime la popolazione. Matt Kindt, autore che si sta occupando del rilancio di X-O, ci presenta un personaggio brutale, disilluso, invecchiato. Ci ricorda molto Old Man Logan, in questa fase (e probabilmente la cosa è voluta). Aric è un guerriero e il suo destino cammina di pari passo a quello della guerra, non c’è niente da fare. Ha tentato di rinnegare il suo passato da eroe, ce l’ha messa tutta per provare a essere semplicemente un uomo. Nel fare questo ha anche abbandonato (momentaneamente, come vedremo) l’armatura, eppure rieccoci qui, nel mezzo di una battaglia non sua, ma pronto a difendere i più deboli. Anche se stavolta ne avrebbe fatto a meno.
Un fattore molto interessante di questo nuovo arco narrativo (che si fregia dei disegni dell’argentino Tomás Giorello nel primo volume e di Dough Braithwaite nel secondo: artisti di grande spessore, che aggiungono parecchia qualità alla storia) è sicuramente il rapporto lega Aric alla sua armatura. Se non conoscete bene il personaggio, è bene che sappiate che questo manufatto alieno è in realtà senziente: l’armatura ha dunque una propria coscienza, una personalità ben delineata, che spesso va a scontrarsi con quella del nostro eroe.
Aric è arrivato a odiare la sua armatura, odia indossarla e gettarsi nuovamente tra le fiamme della battaglia, ma non può farne a meno. Vuole fuggire da lei, ma il legame che hanno instaurato non può certo rompersi di punto in bianco. In un volume che mostra incredibili scene d’azione e spettacolari immagini di un mondo a metà il fantasy e il fantascientifico, i momenti più intensi sono probabilmente quelli che Aric passa di fronte alla sua armatura, tenuta nascosta persino alla sua nuova compagna. Davanti a lei il guerriero è nudo, arrogante ma fondamentalmente impotente. Spesso persino umiliato dall’armatura stessa.
Alla fine, vista la brutalità della guerra a cui è chiamato, troverà un compromesso per indossarla: non nella sua forma completa, ma quasi. Man mano che ci addentriamo nella lettura di questi primi due volumi italiani, scopriamo il nuovo cast che accompagnerà Aric in questa nuova fase della sua vita. Avrà una squadra d’assalto pronta a fidarsi di lui, a eseguire i suoi ordini: le sue capacità strategiche e di combattimento non sono certo passate inosservate…
Ottimo il lavoro di Star Comics, che in ogni volume aggiunge sempre numerosi extra e dietro le quinte del fumetto. Credo che questo sia davvero un buon momento per avvicinarsi alla Valiant e a X-O Manowar in particolare: al suo interno troverete storie che vi ricorderanno vagamente Conan il Barbaro, il già citato Old Man Logan e quel pizzico di fantascienza steampunk che non guasta mai.
La battaglia di Aric è appena cominciata e da quel che abbiamo potuto vedere, vale davvero la pena restare al suo fianco. Sperando di vederlo in pace, prima o poi. Ma non oggi.
Oggi si combatte.
Ancora.
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