Vi siete mai chiesti cosa accade mentre due giganteschi super robot si scontrano senza esclusione di colpi? La risposta giusta è una sola. Tutto è distrutto.
È riduttivo parlare di danni collaterali, soltanto la bestialità che risiede nell’essere umano potrebbe definire gli effetti di una guerra in questo modo.
La lotta efferata tra i giganti buoni e gli spietati nemici che vogliono conquistare la Terra porta alla distruzione totale. Questo accade sempre e dev’essere chiaro a tutti.
Noi siamo dalla parte del Mazinger Z, di Goldrake, di Daltanious, ma la risposta che i piloti sono costretti a mettere in atto contro gli attacchi dei nemici, ogni volta è letale. Non è colpa di nessuno, l’occhio segue la lotta e tutto il resto diventa lo scenario di un combattimento. Tuttavia le città sono rase al suolo, i suoi abitanti uccisi o costretti all’esodo.
Gli amici di MegaNerd mi fanno notare un aspetto importante su quest’appunto.
E ve ne parlerò dopo.
Torniamo a noi. Dovete vedere Zambot 3 (Muteki chōjin Zambot 3).
Anime del 1977 prodotto dalla Sunrise, vanta, tra gli altri, quel mostro sacro di Yoshiyuki Tomino alla regia. Per chi non lo sapesse, Tomino è l’ideatore dell’universo dei Mobile Suit, tra cui Gundam ovviamente, e già in Zambot è chiara la sua concezione che modificherà radicalmente gli anime robotici.
La visione di questo piccolo gioiello dell’animazione nipponica ha un’importanza fondamentale per tutti noi appassionati di robottoni.
I luoghi distrutti durante i combattimenti non possono essere semplicemente dimenticati. La guerra è orrore e Zambot 3 ci mostra, senza filtri, l’esodo dei civili costretti ad abbandonare i centri urbani, i campi profughi, la mancanza dei mezzi di sostentamento per sopravvivere.
Chi subisce tutto questo, può verosimilmente essere dalla parte di uno o dell’altro o sviluppa un odio incondizionato per i distruttori? Perdere ogni cosa, provoca un radicale risentimento nei confronti di tutti, aggressori o difensori che siano. In Zambot 3 non ci sono corone di allori per chi lotta in difesa, ma spietato odio razziale. Perché anche gli eroi giungono da lontano e per l’effetto, giudicati diversi.
In Zambot 3, un pacifico gruppo di alieni sarà costretto a esiliare sulla Terra dopo la distruzione del proprio pianeta a causa di Gaizok, che ora vuole annientare anche i terrestri. Gaizok, assistito dal fedele generale Killer The Butcher, non vuole semplicemente sconfiggere il Zambot 3 dunque, ma vuole anche sterminare gli esseri umani. Gli invasori dichiarano apertamente il proprio intento bellico e non si fanno scrupoli a usare direttamente gli uomini come cavie per il loro piano di annientamento.
Tre famiglie aliene, i Jin, i Kamie e i Kamikita impugneranno di nuovo le armi per difendere l’Umanità.
Ve lo dico chiaramente, quest’anime non è per tutti. Non è facile assistere all’utilizzo delle bombe-uomo, ordigni impiantati direttamente nel corpo dei prigionieri poi lasciati andare per esplodere.
Questo e altri espedienti utilizzati, fanno di Gaizok e i suoi scagnozzi dei nazisti senza scrupoli. È immediato il rimando ai campi di concentramento, all’annichilimento della forza di volontà dei prigionieri, costretti a subire trattamenti disumani, a ridursi a cavie del conquistatore folle. Era necessario mostrarcelo? Sì che lo era.
E voglio rispondere agli amici di MegaNerd sulla seguente osservazione: mi dicono che in Mazinger Z, Goldrake, Daltanious e via dicendo, i combattimenti si svolgono perlopiù in zone disabitate, per questo gli scenari sono radicalmente diversi da Zambot 3 e, soprattutto, gli esseri umani non sono direttamente coinvolti nella guerra. A quest’osservazione voglio replicare così. La produzione citata, come quasi tutta quella robotica, edulcora volutamente gli effetti della lotta all’ultimo sangue tra gli eroi di turno e i nemici. Compie una sorta di astrazione spostando l’attenzione dello spettatore. Ciò non significa che i danni non ci siano, tutto il contrario. Negli anime in questione, noi seguiamo quasi esclusivamente il combattimento. Come mai? Perché il nemico ha come obiettivo principale la distruzione del super robot al servizio dei buoni. Ovviamente l’intento è sempre quello da conquistatori ma se all’inizio è palesato, con il prosieguo delle storie, l’attenzione del nemico è quasi esclusivamente incentrata sull’annientamento del difensore robotico di turno.
In Zambot 3 no.
Qui si rovesciano gli intenti. E quest’aspetto ne fa una storia unica, da vedere con occhi particolarmente attenti.
Zambot 3 e Kappei Jin sono odiati a morte dai terrestri fino alla fine, nonostante il loro sacrificio estremo.
Quest’ostilità nei confronti di chi vuole solo la salvezza di tutti indistintamente è altresì il motivo per cui Gaizok ha messo gli occhi sulla Terra. L’ultimo aspetto su cui quest’anime davvero bello ci porta a riflettere è quello che mi ha lasciato più amaro in bocca di tutti. Chi è in realtà Gaizok? Non siamo di fronte a un demone, a un generale alieno. No. Gaizok è un computer programmato per epurare la Galassia dalle specie che mostrano di avere una malvagità congenita in grado quindi d’inquinarla, di rompere il suo equilibrio. Gaizok individua la Terra perché capta la malvagità dell’essere umano ed è al suo annientamento che punta, salvaguardando così un bene più grande, l’equilibrio dell’universo.
Gli anime robotici non sono mai semplice intrattenimento per il pubblico. Ogni robot ha svolto la funzione di indagare nell’animo torbido dell’essere umano. Ha scelto una sua strada, una sua interpretazione, ma ha condannato la follia umana, le brutalità della guerra e delle armi di distruzione di massa, l’ambivalenza della tecnologia. Zambot 3 ci racconta gli orrori della guerra e ci parla della paura del diverso, della sua sconsiderata, sciocca, insensata condanna solo perché straniero. Gaizok è senza anima e individua la razza umana perché i suoi dati non sbagliano. I Terrestri sono malvagi. Ma chi pilota lo Zambot, un ragazzino alieno di appena dodici anni, Jin Kappei, non si arrende fino a quando gli essere umani riescono a capire l’estremo sacrificio che restituirà loro la pace.
E allora questa lotta non è stata del tutto vana, una speranza c’è ancora.
Vedete, queste famiglie che giungono da molto lontano, sono scappate dalla guerra. Nessuno vuole volontariamente abbandonare la propria patria d’origine, se lo fa, è perché non ha scelta. E a volte la speranza di salvare questo povero mondo arriva proprio da lontano, imparando dagli altri. La diversità è una ricchezza sconfinata e rifiutarla facendosi sopraffare dalla paura verso ciò che non conosciamo, è quanto di più pericoloso possa accadere. Se Gaizok esistesse veramente, potremmo ritenerci in salvo? Allo stato attuale direi proprio di no. Però nulla è perduto, c’è ancora tempo per aprire gli occhi, per immaginare la pace e per recuperare 23 episodi che sono certa, vi faranno riflettere.
Abbiamo parlato di:
L’INVINCIBILE ZAMBOT 3
Muteki chōjin Zambot 3
Autore: Yoshiyuki Tomino, Yoshitake Suzuki
Regia: Yoshiyuki Tomino (regia generale), Shin’ya Sadamitsu, Susumu Ikuta, Takao Yotsuji, Susumu Ishizaki
Char. Design: Yoshikazu Yasuhiko
Mecha design: Ryōji Hirayama
Studio: Sunrise
Anno: 1977
Episodi: 23
Edizione Italiana: Dynit
Voto: 7,5