Claudio Chiaverotti – Tra libri e cinema, intervista al papà di Brendon e Morgan Lost

In occasione del Torino Comics 2024, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Claudio Chiaverotti, uno dei più apprezzati sceneggiatori della Sergio Bonelli Editore degli ultimi anni. Tra horror, thriller e tante citazioni cinematografiche, conosciamo meglio il papà di Brendon e Morgan Lost!

copertina intervista chiaverotti

Ho incontrato Claudio Chiaverotti la prima volta a Torino Comics molti anni fa e rimasi sorpreso dalla disponibilità e dalla simpatia di questo autore mentre firmava il mio albo preferito di Brendon, Lacrima di Tenebra. Non avrei mai immaginato che, a distanza di 25 anni (!!!), durante la stessa manifestazione avrei avuto l’onore di intervistarlo e di scoprire piacevolmente che quell’entusiasmo e quella simpatia non erano per nulla cambiati in lui.

Tutto ciò è avvenuto al Torino Comics 2024, la kermesse annuale piemontese del fumetto (ma non solo). Con il papà di Brendon e di Morgan Lost, abbiamo parlato di fumetti, ma anche di molto altro: della sua passione per il cinema, del suo libro La Vendetta di Anubi pubblicato da Cut-Up Publishing e di molto, molto altro.

Volete saperne di più? Scopritelo nell’intervista qui sotto! Buona lettura!


Ciao Claudio e benvenuto su MegaNerd!

Grazie a voi!

Partiamo dagli inizi… ho letto che hai studiato giurisprudenza, però successivamente ti sei dedicato alla sceneggiatura di fumetti. Cosa ti ha spinto a fare il fumettista e non l’avvocato?

Questa è una bella domanda! Ultimamente mi dispiace non aver finito gli studi di laurea, poiché ho mollato a due esami e mezzo dalla fine. Però avevo la fantasia che mi esplodeva dentro! Ho fatto degli studi che non c’entravano nulla con la fantasia, che invece voleva emergere.

Era un qualcosa che da sempre considero materiale, che avevo dentro di me e voleva uscire… e a un certo punto è esplosa!

Devi sapere che io ho diversi filosofi contemporanei: il Dottor Hannibal Lecter, l’ispettore Harry Callaghan e Rocky Balboa. Per citare il terzo di questi grandi filosofi, Rocky, a un certo punto dice alla moglie AdrianaIo sono un pugile e devo combattere”. Io, invece, sono un raccontastorie e questo è quello che ho cercato, e cerco ancora oggi, di fare.

Per Cut-Up Publishing hai pubblicato La Vendetta di Anubi, un libro ambientato a Torino, tua città Natale, per la precisione al Museo Egizio. Sei un grande appassionato della cultura egizia, visto che alcuni elementi si ritrovano anche all’interno di Morgan Lost?

Hai detto bene: sono un appassionato, ma non un esperto. Non sono un egittologo, ma parlo di quelle poche cose che so, che mi affascinano dell’Antico Egitto e che mi creano una certa suggestione, come la componente soprannaturale e magica. In realtà questi elementi sovrannaturali, mi è stato spiegato da esperti, non erano presenti in quel tempo. Il popolo egizio era molto religioso e legato a determinate divinità, ma il mito della ‘mummia che torna dalla morte’ l’abbiamo inventato noi uomini moderni basandoci proprio sul fascino dell’Antico Egitto.

Il mondo di Morgan Lost - Sergio Bonelli

Quello che mi piace molto di quel periodo è che è avvolto da un’aura di mistero che viene rimarcata in determinati film e che ho cercato di usare anche io. Ad esempio, in Morgan Lost la città di New Heliopolis l’ho immaginata come una New York con delle suggestioni di tipo egizio nell’architettura.

Insomma l’Antico Egitto mi piace molto sia culturalmente che ‘architettonicamente’.

La Vendetta di Anubi tratta di un omicidio che avviene all’interno del Museo Egizio di Torino. Ha sicuramente degli elementi del romanzo thriller, ma c’è anche del mistery all’interno della storia? Ci puoi raccontare qualcosa del romanzo?

Stefano Fantelli, che è uno che parla bene, dice che è un romanzo weird. All’interno ci sono diverse citazioni che arrivano dal cinema, che è la mia grande passione.

La storia si svolge ai giorni nostri e quindi mi sono immaginato un inverno gelido, come quello dell’anno passato, durante il quale viene trovato un ricercatore del Museo Egizio morto sul balcone. L’uomo si è trascinato morente e viene ritrovato con le stalattiti di sangue che gli scendono dalla bocca. È un’immagine che ho preso da La Cosa di John Carpenter.

IMG_20240414_140104-scaled.jpg

L’ispettore che si occupa dell’omicidio fa il poliziotto un po’ per caso; mi sono immaginato uno con la barba incolta, un materialista storico che si trova a confrontarsi con questo soffio di ignoto.

Interrogando i colleghi della vittima non emerge granché: i dipendenti del Museo gli dicono che era un uomo molto serio e tutto d’un pezzo. Invece sentendo l’unica donna con cui abbia mai avuto una relazione e chiedendogli se il compagno avesse qualcosa di strano scopre che la vittima stava, a sua volta, conducendo delle ricerche su un assassino vissuto…3500 anni fa!

Quindi il ricercatore ucciso stava indagando su una serie di delitti avvenuta nel Medio Regno dell’Antico Egitto da uno dei primissimi serial killer della storia.

Da qua parte il libro, che è decisamente un thriller, anche se c’è un po’ di onirico e strano.

Prima hai citato La Cosa di Carpenter e la tua grande passione per il cinema. Hai altri film che ti hanno influenzato e portato ad alcune scelte di scrittura della storia del libro?

Ce ne saranno centinaia, all’interno del romanzo. Sai, noi siamo fatti di tutto quello che vediamo, ma soprattutto lo metabolizziamo e spesso non ce ne rendiamo conto. Nelle cose che faccio c’è sempre molto David Lynch, che a me piace tantissimo, e quindi cerco di riprodurre quell’atmosfera rarefatta, di sovrannaturale, che secondo me fa paura da matti e penetra dentro, anche se vedi relativamente poco. Mi viene in mente Mulholland Drive [film del 2001 di David Lynch, n.d.r.] che mi ha spaventato da matti. Lynch ti rimane dentro per il suo stile particolare.

Ma ti potrei

Mulholland Drive (Digitally Restored) (2 Dvd) [Edizione: Regno Unito] [Edizione: Regno Unito]

dire mille altre cose; ultimamente ho trovato bellissimo Povere Creature! [vincitore nel 2024 di 4 Oscar, n.d.r.] . È un film visionario e amo anche il regista, Yorgos Lanthimos.

Davvero, di suggestioni visive me ne sono rimaste tantissime. Uno come me che guarda uno o due film al giorno, vede un sacco di brutta roba, ma anche delle belle cose.

Le suggestioni visive mi rimangono dentro e le inserisco anche nei fumetti, dove, in realtà, io racconto spesso per immagini.

Nonostante abbia scritto questo libro, io non mi definisco uno scrittore, ma un racconta storie.

Cito, in questo caso, un altro dei tre filosofi contemporanei di cui ho parlato prima, ovvero l’ispettore Callaghan: “Ogni uomo deve conoscere i suoi limiti”. Io non sono bravo a fare lunghe descrizioni, ma racconto per immagini e dialoghi.

L'ispettore Callaghan cinquant'anni dopo | Cinefilia Ritrovata | Il giornale della passione per il Cinema

Probabilmente in un’altra vita sono stato sempre uno che faceva fumetti o forse un regista, ma non di sicuro uno scrittore. Lo scrittore è bravo a raccontare e descrivere una serie di cose per 400 o 500 pagine. Vedo che questa cosa non è nelle mie corde. Non sappiamo fare tutto. È normale.

Parliamo ora di fumetti. Tra i tuoi primissimi lavori c’è stata la sceneggiatura di Sturmtruppen, striscia comica di Bonvi. Poi una volta entrato in Bonelli sei approdato a Dylan Dog, specializzandoti in thriller e horror. Come hai vissuto il passaggio dallo scrivere un fumetto comico a un genere completamente diverso, che è anche quello a cui hai dedicato gran parte della tua carriera?

Non ho fatto grande fatica. Un creativo è un creativo sempre e ha determinati ‘vettori’. Per quanto mi riguarda, come contraltare del fatto che racconto spesso storie drammatiche, sono sempre andato a cercarmi dei prodotti divertenti, soprattutto film. Sono un grandissimo fan dei film comici e delle commedie in generale; mi piacciono quelli spassosi come Scemo e più Scemo [film del 1994 con Jim Carrey e Jeff Daniels, n.d.r.], ma anche quelli di Carlo Verdone, soprattutto i primi che mi hanno divertito tantissimo; senza scordare quelli di Gabriele Salvatores come Marrakech Express (1989) che è un modo di far ridere, ma con intelligenza.

Pensa che uno dei miei sogni era quello di sceneggiare un film di Verdone! Ma ho tanti sogni, come scrivere un film di James Bond, personaggio a cui sono molto legato e con cui sono cresciuto, o fare qualcosa sullo stile di Quentin Tarantino, un regista che amo infinitamente. Anche se sono tutti generi diversi, sono accomunati dalla voglia di raccontare e creare delle emozioni. È il raccontare e ricreare emozioni che mi piace.

Nel 1998 arriva la collana di Brendon, un fantasy post apocalittico con protagonista Brendon D’arkness, cavaliere di ventura. Era la prima volta forse che in Bonelli esordiva una serie regolare con queste ambientazioni e genere. Dopo il 2000 sono diverse le serie TV, i film e i fumetti che hanno sviluppato delle trame che avevano alla base un mondo devastato e post apocalittico, dando origine a veri e propri successi (mi viene in mente The Walking Dead). Ti sei sentito un po’ precursore dei tempi? Da grande amante del cinema quale sei, c’è stato un film che ti ha dato l’ispirazione per Brendon?

No. Non mi sono sentito un precursore dei tempi, ma un semplice raccontastorie, non mi stancherò mai di ripeterlo. Anche perché, per quanto uno pensi che sta facendo una cosa nuova, c’è sempre qualcuno dall’altra parte del mondo che l’ha già fatta… e anche un altro! [risata] Come diceva il grandissimo Alfredo CastelliDall’Odissea in poi hanno fatto tutto”. L’Odissea contiene tutto: horror, thriller, amore. Qual è la differenza? Il modo di raccontarlo!

L’unico film che mi ha ispirato, e per cui dicevo sempre ai disegnatori di dare uno sguardo quando dovevano disegnare Brendon, è il terzo Mad Max [Oltre la sfera del Tuono del 1985, n.d.r.], ma solo i primi 20 minuti. Stop!

Brendon. Il sogno di Anja - Sergio Bonelli

Brendon nasce dall’idea di creare un fantasy realistico. La cosa che ho ripetuto all’inizio ai disegnatori era di non fare le case a forma di cono di gelato! Per dare una giustificazione al fantasy, mi sono inventato una catastrofe e poi ho pensato ‘Cosa c’è di interessante che potrei creare?’ e ho pensato al Medioevo.

Quindi ho creato un mondo medievale post-apocalittico con nuove leggende, ma che hanno delle radici in quelle precedenti, che sono le nostre. È un mondo che nasce sulle ceneri del nostro e non riesce a liberarsene! Città rurali, l’utilizzo di lampade ad olio, città notturne battute dal vento… Mi sembrava una grande atmosfera.

Brendon: in the shadow of the black moon - Foto 1 di 8 - Sergio Bonelli

Ad esempio, nel numero intitolato Animah [Brendon n. 5, n.d.r.] ho inserito questo spaventapasseri a cavallo di uno squalo, personificazione di un’antica leggenda dei nomadi del deserto, che solcava i deserti alla ricerca di anime dei vinti da divorare. Mi piaceva molto tutto questo.

E per tornare a David Lynch, c’è del suo anche nel personaggio di Andy, creatura dal naso lungo che ha una specie di sonaglio e affiora e sparisce tra le ombre.

Brendon è fatto anche di questi personaggi e rappresentava la voglia di fuggire lontano da tutto. Lo definirei quasi un ‘Corto Maltese dark’. È un uomo chiuso in sé stesso, che tiene dentro rabbia e solitudine, a cui ho voluto bene e a cui ne voglio ancora, sia ben chiaro.

Il ritorno di Brendon: intervista a Claudio Chiaverotti

So che è un personaggio molto amato dal pubblico, sottoscritto compreso, che spesso ti richiede a gran voce più storie inedite.

Dal mio punto di vista, sto cercando di dargli tutta la vita possibile in tutte le declinazioni possibili, anche extra fumetto. Ma non è facile.

L’altro tuo ‘figlio’ è Morgan Lost, fumetto ambientato in una realtà alternativa distopica con protagonista un serial killer che, a detta di alcuni, è un antieroe a metà tra Nightwing della DC Comics e The Punisher della Marvel. Da poco è stato rilanciato con una nuova miniserie ‘Nuove Origini’. Morgan è il personaggio a cui dici spesso di essere più legato. Questo legame è dato dal fatto che ti senti libero di esprimere al meglio le tue idee, rispecchia i tuoi sogni (o incubi) e le tue passioni in generale?

Attualmente Morgan Lost sta uscendo bimestrale, ma fosse per me ne farei uscire mille al mese! No, forse mille sono tanti! [risata]. Morgan Lost rappresenta la mia passione per il thriller e nasce dall’unione di Blade Runner (1982) con Il Silenzio degli Innocenti (1991), cioè un thriller in una distopia, ambientato in una società degli anni ’50, tecnologicamente più avanzata visto che ci sono i cellulari, e in cui non c’è stata la seconda guerra mondiale perché la spia degli inglesi, Marlene Dietrich, ha ucciso Hitler. Abbiamo giocato un po’ su questo.

Il volto di Morgan Lost! - Sergio Bonelli

Se nella nostra realtà uno dei maggiori esponenti e primi criminal profiler è stato John Douglas, in Morgan Lost è stato Sigmund Freud a ideare il profiling. Freud è il padre del profiling in questo mondo e dedica anni e anni allo studio della mentalità criminale poiché la figlia, Anna Freud, è stata rapita e uccisa da un maniaco austriaco. Nella nostra realtà, invece, Anna è morta a più di 90 anni ed è stata una neuropsichiatra infantile. Ecco, nel mondo di Morgan Lost, Sigmund Freud crea la prima ‘Bibbia del serial Killer’ ed è il padre del profiling.

Claudio Chiaverotti: Morgan Lost • Sbam! Comics

Morgan Lost è un’altra parte di me: è un po’ Rick Deckard [il personaggio interpretato da Harrison Ford, n.d.r.] di Blade Runner, ma che, come me, ha la passione per il cinema. Anche il fatto che abbia aperto un cineforum, è una cosa che avrei voluto fare anch’io (meno male che non l’ho fatto, altrimenti sarei fallito) [risata]. In più, è un personaggio metropolitano. Inoltre, ho messo molto di quello che è il mio ‘pallino’ degli ultimi anni: Quentin Tarantino. I serial Killer di Morgan Lost non sono come quelli veri, uomini terribili chee mi fanno ribrezzo, ma sono dei cattivi sopra le righe come quelli di Tarantino.

Prima hai detto che Morgan assomiglia a Nightwing o il Punitore; se io dovessi fare dei paragoni con i supereroi, direi di più Batman, anche perché in Wallendream [nemico di Morgan Lost, n.d.r.] rivedo il Joker.

PASSIONE FUMETTI: Morgan Lost & Wallendream, la fine è solo l'inizio - CentoTorri

Quello che cerco di fare con questo lavoro è di continuare a entusiasmarmi. Ogni volta che penso ‘Cazzo, figo! Metto questo e quest’altro elemento…’ la trovo una cosa importante, perché così riesco anche a trasmettere il mio entusiasmo ai lettori.

Perché un giorno decidi di metterti a raccontare? Perché non puoi farne a meno!

Anche se nessuno mi avesse calcolato, probabilmente ora continuerei a scrivere ugualmente sul mio quaderno [risata]. Però è stata un’esigenza mia quella di raccontare e inventare storie ed è la cosa che mi piace fare più di ogni altra cosa. E la poesia reale di tutto questo è che io continuo a sentire che tutto ciò mi piace e continuo a scrivere per un mio lettore ideale, che quando legge il mio fumetto si emoziona esattamente nello stesso modo in cui mi sono emozionato io e si incazza nello stesso modo in cui mi sono incazzato io!

Una volta, a Pisa, incontrai una lettrice di Brendon che mi disse “credo che in Brendon molto sia anche nei silenzi”. Le scogliere battute dal vento, lui che guarda l’orizzonte e tiene quelle tristezze dentro il suo sguardo. Lei era uno dei miei lettori ideali e mi trovava assolutamente d’accordo sul fatto che in Brendon i momenti di silenzio comunicano molto. Ecco, lei era una di quelle poche persone che probabilmente riescono a capire esattamente quello che scrivo. Scrivi per comunicare con gli altri, per essere capito da qualcuno anche se è lontano da te, ma sai che c’è.

Quello che ho sempre notato in Brendon è che riesce a esprimere una moltitudine di emozioni solamente con lo sguardo. Non è facile rappresentare tutto ciò in un fumetto.

Questo sta molto anche alla bravura dei disegnatori, che talvolta hanno esaltato questo lato. Mi fa piacere che ricordi questo e Brendon è il mio primo figlio a tutti gli effetti, gli voglio bene come al secondo [Morgan Lost, n.d.r.]. Non si può scegliere a chi vuoi più bene tra due figli! Un padre però deve dar loro tutta la vita possibile… e io ci credo in questo!

Il crossover tra Morgan Lost e Brendon - Fumettologica

Da quello che dici pare che tu sia molto legato ai lettori. Osservandoti alle manifestazioni si vede che ti piace parlare con loro e scambiare opinioni. Quanto è importante per te personalmente, ma anche creativamente, il rapporto con il pubblico?

Per me è importante nella misura in cui sono un raccontastorie. Al di là dei feedback che possono essere positivi o negativi, e che fanno parte del gioco, è importante il confronto con il pubblico perché mi piace ancora immaginare la figura del cantastorie come era rappresentata una volta, ovvero quello che riuniva tutti intorno a un fuoco per barattare le sue storie e l’intrattenimento del pubblico con una zuppa gratis. Quando incontro qualcuno con cui parlare delle mie storie e che mi chiede autografi, foto, capisco che probabilmente qualcosa gli è piaciuto.

Prossimamente arriverà il cortometraggio Muse comes Home, di cui è già disponibile il trailer su YouTube, horror che hai diretto. Prima volta dietro la macchina da presa?

È la seconda volta in realtà. Ho fatto un corto, prima di questo, che si chiama ‘I Vampiri sognano le fate d’inverno?’ e ha vinto il Fanta Festival di Roma nel 2017. La differenza è che quello l’ho scritto e diretto io, ed è quindi la mia visione dell’horror, con pochissimo sangue. La storia parla di un fotografo che è ossessionato dalla perdita dell’identità perché non si vede più allo specchio da quando è diventato un vampiro. Ogni volta che vampirizza una donna, le fa una foto. Ecco: per me il vampirizzare è inteso come un qualcosa che riconduce all’eros.

Nel caso di Muse comes Home, invece, la storia è scritta da Stefano [Fantelli, n.d.r.] che ha un punto di vista dell’horror totalmente diverso dal mio, ed è stata una cosa molto figa perché mi sono confrontato totalmente con un altro tipo di visione!

È  una storia di infetti (non chiamiamoli zombie, perché Stefano non vuole) [risata] che invadono una città inventata da Fantelli, Borgo Mascherato. È una storia piu’ violenta e più lunga del mio primo film, perché dura 15 minuti circa.

E poi abbiamo anche la presenza, per merito di Stefano, di Carlo Lucarelli. La cosa molto interessante è che lui e le due figlie hanno partecipato al film. Inoltre, il tutto è raccontato da una voce fuori campo, che c’è all’inizio e alla fine del corto, ed è quella di Carlo. È una cosa geniale che ha pensato Stefano. Lucarelli racconta alla sua maniera, come se fosse in una delle sue trasmissioni, e crea una certa atmosfera dando anche più realismo a tutto. È stata un’altra grande esperienza!

Il cinema è la cosa che mi gasa di più in assoluto! Al di là della fatica, è una cosa fighissima!

Non hai mai pensato a un fumetto ambientato a Torino, che tanto bene si sposa con le atmosfere thriller, mistery e con la magia?

Sì, assolutamente, ci ho pensato più volte. Ho almeno 10 o 20 idee per delle graphic novel, così come ho 10/20 soggetti di film. Un creativo ce le ha sempre delle idee. Per cui, se trovassi un produttore o una casa editrice in Italia o Francia, lo farei molto volentieri. Ma non è detto che io debba per forza raccontare un thriller. Può anche essere la storia di due persone che si perdono per Torino. Tendenzialmente racconto storie di persone e mi piace chi racconta storie di questo tipo. Pensa ai film di Kathryn Bigelow, regista ma anche ex moglie di James Cameron, per cui scriveva anche le sceneggiature.

La Bigelow faceva dei film d’azione fighissimi o dei ‘thrilleroni’ come Point Break (1991), ma alla base c’erano sempre delle storie di persone. Point Break è la storia di un uomo che sfida se stesso e alla fine perde. Blue Steele (1991), invece, film bellissimo con Jamie Lee Curtis, è una storia di un’ossessione di un pazzo per la pistola della Curtis, con cui uccide delle persone.

Quest’ultima è una storia a cui mi sono ispirato anche per un numero di Morgan Lost, talmente mi ha colpito. Vedi che il cinema torna sempre.

Anja [co-protagonista di Brendon n. 2 intitolato Lacrima di tenebra, n.d.r.] è in una storia che non viene ricordata per l’azione, ma perché è la storia d’amore di due disperati, lei e Brendon. Mai nessuno dice ‘Ti amo’ all’altro. E’ un amore tra due assassini, magari i migliori in circolazione, ma incapaci di dire quelle due parole. Sono due persone desolatamente sole dentro se stesse.

Probabilmente se facessi una storia ambientata a Torino potrebbe essere facilmente un thriller, ma anche solo la storia di due persone: un uomo e una donna o due donne, non importa, che magari si incontrano nuovamente dopo molto tempo, e che sono molto forti all’esterno ma fragili all’interno, come Morgan e Brendon. Io racconto spesso di persone fragili perché mi affascina proprio questo e mi piace raccontare le fragilità.

Grazie mille per la chiacchierata Claudio e alla prossima!!


Claudio Chiaverotti - COMICON

Claudio Chiaverotti

Nato il 20 giugno 1965 a Torino, dove vive e lavora, Claudio Chiaverotti studia dapprima per diventare odontotecnico, quindi si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza.

Nel 1986 fa il suo ingresso nel mondo delle nuvole parlanti scrivendo i testi per alcune strisce delle Sturmtruppen di Bonvi e tre anni dopo giunge alla Sergio Bonelli Editore, esordendo con l’albo n. 34 di Dylan Dog, Il buio.

Per lungo tempo sostituisce Tiziano Sclavi nella produzione delle storie dell’Indagatore dell’Incubo, collaborando anche a Martin Mystère e Zona X.

Nel 1998 arriva in edicola con un personaggio tutto suo, Brendon, un cavaliere di ventura che agisce sullo sfondo di un mondo devastato da una immane tragedia, avvenuta più di un secolo addietro. La serie mensile si conclude nel 2014 con il numero 100, ma l’anno dopo prende il via la corsa del nuovo personaggio di Chiaverotti, il cacciatore di serial killer Morgan Lost.


Avatar photo

Doc. G

Il mio nome e' Doc. G , torinese di 36 anni lettore compulsivo di fumetti di quasi ogni genere (manga, italiano, comics) ma che ha una passione irrefrenabile per Spider-Man! Chi è il miglior Spider-Man per me? Chiunque ne indossi il costume.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *