La Guerra dei Regni sta imperversando per il Marvel Universe, ma come si è arrivati a questo cataclismatico crossover? Lo scrittore Jason Aaron ha fatto un lavoro davvero incredibile su Thor negli ultimi sette anni di storie e noi vogliamo ripercorrere i momenti più importanti, che ci hanno riportato faccia a faccia con il perfido Malekith
LA STRADA PER LA GUERRA DEI REGNI
A pochi autori capita di chiudere un ciclo quasi decennale su una serie Marvel con una saga che finisce per diventare il maxievento annuale della casa editrice. È successo a Jason Aaron e alla sua Guerra dei Regni, crossover tra tutte le principali testate della Casa delle Idee, le cui conseguenze ci divertiremo a scoprire nei mesi a venire. Fin da ora però, possiamo dire senza timore che il ciclo di Aaron ha avuto sempre un ampio respiro: l’autore texano, seguendo l’esempio di un suo illustre predecessore, Chris Claremont, ha usato una tecnica narrativa che non si vedeva da un po’ alla Casa delle Idee: ha gettato a poco a poco i semi del suo canto del cigno, centellinandoli, lasciandoli sedimentare nella testa del lettore, facendoli crescere a margine delle storie principali raccontate, coinvolgendo anche la testata degli Avengers – di cui nel frattempo è diventato scrittore- fino a farli deflagrare nel nuovo crossover della Marvel.
Il personaggio di Malekith attorno al quale ruota tutta la vicenda compare, infatti, già nel secondo arco narrativo dell’autore di Southern Bastards, dal titolo Il Dannato. L’elfo oscuro sferra il suo primo attacco, Thor ne intuisce la minaccia e per fermarlo forma La Lega dei Regni, un gruppo molto variegato di personaggi provenienti da tutti i reami del creato (l’asgardiano Volstagg, l’elfo della luce Ivory Honeyshot, Il nano Barba Avvitata, Oggmunder Dragglevladd Vinnsuvius XVII, gigante della montagna, Ud il troll e Lady Wazira, elfo oscuro). Il gruppo però non riesce a bloccare definitivamente il suo avversario, ostacolato dai suoi contrasti interni e dalle spie dello stesso Malekith.
Dopo l’avventura con La lega dei Regni, il Figlio di Odino ha altre gatte da pelare: a seguito della saga Original Sin, diventa indegno del suo martello, ha una crisi di identità (mentre Jane Foster assume l’identità di Thor impugnando Mjolnir) e non presta l’attenzione che dovrebbe alla minaccia di Malekith. Il suo avversario ha così il tempo di portare avanti il suo disegno oscuro: arriva per la prima volta sulla Terra o, come la chiamano gli asgardiani, Midgard, per impossessarsi del teschio di Lafeuy, gigante di ghiaccio defunto e padre di Loki. Qui l’elfo si allea per la prima volta con Dario Agger, capo della Raxxon e capace di trasformarsi in Minotauro, che viene convinto a passare dalla sua parte con la promessa di poter depredare tutte le risorse minerarie dei regni conquistati. Nonostante tutta la sua forza, il criminale viene messo in fuga dall’azione congiunta della nuova Thor e del Figlio di Odino.
Malekith non può comunque lamentarsi, perché esce da questa avventura con un nuovo alleato, il Minotauro, che gli servirà per preparare il suo sbarco su Midgard al culmine del suo piano di conquista e riesce comunque a recuperare il teschio di Lafeuy, che userà per riportarlo in vita. Malekith si assicura così la fedeltà anche del re dei Giganti dei ghiacci di Jothuneim (e quindi tutto il suo esercito).
Finito il crossover Secret Wars, l’elfo oscuro si prende prepotentemente la scena. Nello spazio cominciano a comparire cadaveri degli elfi della luce, che hanno impresso sul corpo un oscuro presagio: la Guerra dei Regni sta arrivando.
Gli elfi della luce sono l’antitesi degli elfi oscuri, dei quali Malekith è la guida: belli, ricchi e solari, vivono un’esistenza tranquilla e pacifica nel loro regno, Alftheim. È proprio da qui che il nostro cattivo vuole iniziare il suo piano di conquista e lo fa nel momento per lui migliore: la madre di tutti è in rotta con Odino, La Lega dei Regni non esiste più, il Padre di Tutti perde il suo tempo a dare la caccia alla nuova Thor e il figlio di Odino è alla ricerca di se stesso. In questo scenario, il nostro cattivo recluta tra i suoi alleati anche Loki, che sta cercando di ritrovare un rapporto con suo padre Lafeuy. La guerra per conquistare Alftheim con il supporto della sola Potente Thor, è quasi troppo facile: gli elfi della luce, messi alle strette, vengono convinti con l’inganno a dare in sposa a Malekith la loro regina, con la promessa che questa nuova unione propizi la pace. Ma il cattivo dopo il matrimonio imprigiona la regina e diventa il legittimo re di Alftheim, conquistando così un altro dei dieci regni.
Mentre la potente Thor è impegnata su diversi fronti (il giudizio di Odino con annessa guerra civile asgardiana, che si conclude con una pugnalata alle spalle di Lady Freya da parte di Loki, e la sfida con gli dei Shi’ar), e l’indegno figlio di Odino è intrappolato sul mondo del collezionista a combattere per il martello dell’universo Ultimate, piombato sulla terra dopo Secret Wars, Malekith porta la guerra su Nidavellir, nel quale trucida tutti i bambini con il fuoco del suo nuovo alleato, Sindr figlia di Surtur e regina di Muspelhem. Il regno dei nani cade così sotto il suo dominio, mentre l’Elfo Oscuro sferra il suo colpo più mortale al suo più odiato nemico: riesce infatti a manipolare il Mangog perché attacchi con una forza senza precedenti Asgardia, nel suo momento di massima divisione. Dopo uno scontro feroce attraverso tutto l’universo, gli dei al gran completo, con l’aiuto della potente Thor, del Figlio di Odino e di una rediviva Freya, riescono a fermare il mostro cosmico, ma pagano un caro prezzo: la loro regale dimora viene completamente distrutto e Mjolnir viene sacrificato, lasciando la potente Thor senza poteri, Jane Foster libera di concentrarsi sulla sua sfida contro il cancro e il figlio di Odino riabilitato, anche se senza la sua famosa arma.
Si arriva così all’ultimo ciclo pre Guerra dei Regni, realizzato con l’aiuto del disegnatore Mike del Mundo. Dopo la battaglia col Mangog, Thor ha ritrovato sé stesso e può Finalmente concentrarsi solo su Malekith. Purtroppo, non ha più Mjolnir e il ponte dell’arcobaleno è andato distrutto, quindi il Tonante non può affrontare direttamente il suo nemico per fermarlo una volta per tutte. Viene però in suo aiuto Loki, sempre in bilico tra bene e male, che si offre di trasportarlo ad Hel, dove il nostro spera di trovare degli alleati per la guerra imminente. Qui però le cose si complicano e servirà l’aiuto dei defunti fratelli Tyr e Balder, che ormai abitano Hel da tempo, del fido Capro e del simpatico Thori, mastino infernale, per sfuggire alle macchinazioni della Regina della Cenere, guida suprema del regno dei morti, smaniosa anche lei di riconquistare potere e vigore.
Il resto, come si sa, è noto: nonostante i suoi sforzi, Thor non riesce a fermare l’avanzata di Malekith, che sferra di lì a poco il suo attacco all’ultimo dei dieci regni rimasto libero: Midgard. Thor si lancia subito a difesa del suo pianeta adottivo ma viene tradito da Loki, che con l’inganno lo trasporta nella terra dei giganti dei ghiacci e lo costringe ad una durissima lotta per la sopravvivenza contro un intero esercito degli emissari di suo padre, mentre Malekith può muoversi indisturbato contro Midgard, trovando la resistenza degli Avengers. Così inizia la Guerra dei Regni ed il resto è storia di questi giorni.
Quello che possiamo affermare con certezza dopo questa carrellata lunga sette anni di storie di Thor, è che sicuramente rimpiangeremo la scrittura di Jason Aaron, capace di coniugare lo stile classico e quello moderno, scrivendo cioè sottotrame più lunghe all’interno di cicli di avventure più brevi (come si faceva negli anni 80, quando le gestioni degli scrittori di fumetti duravano decenni), mentre la tecnica narrativa si adatta perfettamente al gusto delle nuove generazioni, grazie a narrazioni decopresse, tematiche più adulte, e testi capaci di spaziare dal registro elegiaco ed epico (Il Macellatore di Dei, la saga di esordio dello scrittore texano, che qui non è stata citata perché non è incentrata su Malekith, ma che consigliamo caldamente di recuperare per quanto è bella e innovativa, è un esempio di questo stile), a quello scanzonato da buddy Movie, che tanto deve al film di Taika Waititi, dell’ultimo ciclo realizzato in coppia con Del Mundo.
L’altro grande texano chiamato a gestire la serie del Tonante dopo l’abbandono di Aaron, l’astro nascente Donny Cates, avrà quindi una pesante eredità da onorare. Non ci resta che aspettare per vedere se sarà all’altezza di questo difficile compito.