Esattamente dieci anni dopo l’uscita nelle librerie de La Profezia dell’Armadillo, arriva la prima serie animata interamente curata dall’autore di Rebibbia. Che riesce ancora una volta a parlare al cuore (e alla mente) dello spettatore. Questa è la recensione, assolutamente senza spoiler, di Strappare Lungo i Bordi, la nuova serie animata originale Netflix di e con Zerocalcare
Quando, un annetto fa, arrivò come un fulmine a ciel sereno la notizia che sarebbe stata Netflix a produrre la prima serie animata di Zerocalcare, esultai come se questa cosa stesse accadendo a me o a un caro amico. Non so perché, non ha senso, in fondo sono solo un semplice lettore delle opere di Michele Rech, ho avuto la fortuna di parlarci un paio di volte, ma niente di più.
Eppure ogni volta che arriva una bella notizia associata al suo lavoro, mi sento orgoglioso. Sul serio. E non c’entra niente il fatto che siamo entrambi romani o abbiamo la stessa età. Il punto è che attraverso le sue storie e i suoi disegni, Zerocalcare è riuscito a cogliere in pieno il disagio di un’intera generazione, con tutti i sogni e le illusioni che da sempre ci portiamo dietro. Ti fa ridere, ma mentre ridi, pensi. Pensi a te stesso, alla tua vita – così lontana, eppure così vicina a quella dell’autore – e a tutto il resto. Insomma, è quel tuo amico con cui ti ammazzi dalle risate, ma su cui sai di poter contare in ogni momento.
Questo riguardava i fumetti, ma ora ce la farà con la serie TV? Ce lo siamo chiesti tutti, anche con un po’ di preoccupazione. Non per noi, eh. Noi ormai i suoi fumetti ce li abbiamo e ce li teniamo stretti. Però il salto dalla carta allo schermo è sempre piuttosto complesso, soprattutto in Italia: altri autori hanno tentato e si sono scottati abbastanza (al punto che non vogliono neanche più parlare di quell’esperienza). L’unico elemento di speranza è che il controllo creativo sarebbe stato interamente dell’autore di Rebibbia. Non una cosa da poco, anzi: tutto.
E quindi ci siamo, la serie è arrivata. Premiamo “play” sperando che ancora una volta Zerocalcare sia riuscito a cambiare la storia: d’altronde se è riuscito a portare i fumetti nelle librerie di varia e a farli leggere a mezza Italia, magari stavolta riesce anche a conquistare l’animazione.
E infatti ce la fa. Ve lo dico subito, per sgomberare il campo a dubbi o perplessità varie: se amate i suoi fumetti, amerete anche questa serie.
È Zerocalcare in tutto e per tutto, si sente che è un progetto suo (e non solo perché doppia tutti i personaggi tranne l’amico Armadillo, da sempre coscienza del nostro eroe, interpretato da Valerio Mastandrea) e che è una di quelle cose in cui ci ha messo l’anima. Che viene fuori tutta, in ogni risata e in ogni momento in cui ti fa fermare a riflettere. I protagonisti di Strappare Lungo i Bordi sono Zero (ovviamente), Sarah e Secco (che vuole mangiare un gelato), che dovranno affrontare un evento che sostanzialmente lega tutti e sei gli episodi, il cui unico difetto è che durano solo una ventina di minuti.
Michele ci aveva preparato con i cartoni che ci hanno tenuto compagnia durante i mesi della quarantena del 2020. Andavano prima in onda su Propaganda (La7) e successivamente sui suoi social e tra una risata e l’altra, ci ha aiutato anche lui a superare quelle interminabili settimane. Certo, si trattavi di corti, una manciata di minuti e via, ma tanto bastava per farci andare avanti un’altra settimana senza perdersi d’animo. Proprio da Rebibbia Quarantine ha ripreso la scelta di doppiare da solo tutti i personaggi. Inizialmente sembrava un azzardo, invece funziona alla grande: perché in fondo, se ci pensate bene, se noi raccontiamo una storia a qualcuno, la voce dei vari personaggi sarà sempre la nostra. E qui grossomodo è la stessa cosa, fidatevi. Calcare racconta e noi lo stiamo ad ascoltare.
I personaggi descritti non sono tantissimi e l’Autore riesce a dare a ognuno il tempo e lo spazio di cui hanno bisogno, cercando di far venire fuori la personalità di ognuno nel modo migliore possibile. Se l’Armadillo è la coscienza adolescenziale cinica e fancazzista del nostro eroe, Sarah è quella che lo riporta con i piedi per terra, che gli fa aprire gli occhi e ridimensiona ansie e preoccupazioni con tre parole. Secco… beh, Secco vuole un gelato e forse non ha nemmeno tutti i torti.
Anche dal punto di vista tecnico la serie è una bomba: movimenti fluidi, colori azzeccati, tempi comici perfetti (così come gli effetti audio, puntuali a sottolineare ed esaltare ogni scena).
Rispetto al fumetto, in quest’opera Zerocalcare ha potuto finalmente inserire le canzoni che hanno significato qualcosa nel suo percorso di vita. Spesso nelle graphic novel le ha inserite a livello testuale, ma qui le possiamo sentire… E chiaramente è tutta un’altra cosa. Perché in determinati momenti, di fronte a determinate situazioni, una colonna sonora così perfetta non può fare altro che accompagnare le tue emozioni. Dove lo decidi tu, ma non ti lasceranno indifferente, tutt’altro. Giancane ha capito Michele e Michele ha capito che Giancane avrebbe potuto essere un punto esclamativo in una serie che non vi toglierete più dalla testa.
Ma credimi, tutte le canzoni che sentirai in questi sei episodi hanno un senso ben preciso, che va a braccetto con la storia.
Emotivamente Strappare Lungo i Bordi è un’altalena: ti porta in alto con le risate e poi ti fa schiantare al suolo, finendo per lasciarti interdetto. La cosa più bella è che quando finisce ogni episodio, ti senti meglio. Ma non perché sia un’opera buonista e racconti solo cose belle (anzi…), però ti da quella sensazione impagabile di aver vissuto una bella esperienza.
Ma in soli venti minuti?
Sì.
E come fa?
Boh. Però ci riesce.
Un viaggio, una vita, tanti amici, tante storie che si fondono in una e assomigliano a quella di ognuno di noi, anche se solo per grandi linee.
Insomma, Strappare Lungo i Bordi è un esperimento assolutamente riuscito. Zerocalcare c’è riuscito un’altra volta, ha fatto centro anche nell’animazione, con il prezioso contributo di MoVimenti e di Bao Publishing, sempre al fianco dell’Autore romano.
Sono contento. Davvero, ci speravo proprio che questa potesse essere una grande serie.
Chiariamo una cosa: non parliamo di un capolavoro che cambierà per sempre le vostre vite, eh?
Nessuna verità incisa nella roccia o rivelazione clamorosa. Solo un tizio che sa raccontare davvero bene determinate cose, in cui è davvero impossibile non riconoscersi.
Daje, Michè. Ora riposate, che tra un po’ te tocca fa la seconda stagione.
Mica ce vorrai accannà così?